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      Rimoviamo dapprima ogni considerazione psicologica che tenderebbe a provare che le pretese differenze mentali fra l'uomo e la donna non sono che il naturale effetto della loro educazione, chè esse non accennano nella loro natura ad alcuna differenza sentita non che ad alcuna inferiorità radicale. Guardiamo le donne quali sono, o quali si sa che sono state, e giudichiamo l'attitudine ch'esse hanno manifestata nelli affari. È ovvio ch'esse possono fare per lo meno quello che han fatto, se non di più. Se si pon mente alla cura colla quale si diverte la loro educazione dagli oggetti e dalle occupazioni riserbate agli uomini, in luogo di prepararvele si vedrà, ch'io non mi mostro quasi esigente in loro favore quando mi appago di prender per base quel ch'esse han fatto realmente. Infatti, una prova negativa non avrebbe qui che un piccolo peso, ma la più leggera prova positiva è senza obiezione. Non si può concludere essere impossibile ad una donna essere un Omero, un Aristotile, un Michelangelo, un Beethoven, per la ragione che nessuna donna fin qui ha prodotto capolavori comparabili a quelli di questi genii potenti, nella specialità nella quale hanno brillato. Questo fatto negativo lascia la questione indecisa e l'abbandona alle discussioni psicologiche. Ma è però certo che una donna può essere una regina Elisabetta, una Debora, una Giovanna d'Arco. Ecco dei fatti e non dei ragionamenti. Ora è strano a vedersi che le sole cose che la legge attuale impedisce alle donne di fare, sono quelle delle quali si son mostrate capaci.


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La servitù delle donne
di John Stuart Mill
Carabba Editore Lanciano
1932 pagine 161

   





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