E perciò dò il carico a Leonora di dire di loro quanto male può dire liberamente, in favor della quale voglio che Cornelia e Corinna possino ragionare. E perché mi par che Elena, adescata da i vezzi del novello sposo, pieghi alquanto dalla lor parte, le dò licenzia che gli scusi, se le aggrada, e per compagne le assegno Verginia e Lucrezia». Udito le donne il commandamento della Regina, piacque sommamente loro che si avesse da trattar di tal soggetto; e Leonora disse:
«Altissima Reina, voi ci avete dato una gran somma da portare, che è da altri omeri, che dai nostri; tuttavia per ubidire, mi dispongo di entrare in questo mare vastissimo, che non ha riva, né fondo; né credo già che queste altre madonne si piglino impresa di difender una causa nella qual sentono elle di non aver ragione alcuna».
«Se non vi averemo ragione - rispose Elena - vi averemo almanco onestà; e voi ben sapete, che molte liti si guadagnano non tanto per ragion che si abbia, quanto per onestà che è da questa parte».
«Se tutto il vostro fondamento da mo’ - disse ridendo Cornelia - consiste solo nella onestà c’hanno gli uomini, certo che voi già vi potete tenire per vinte, poiché in essi così si trova onestà, come il sangue nei morti».
«Oh, - disse Leonora - questo è il minor peccato che se abbino essi; ma mi maraviglio della signora sposa che per essersi accompagnata con un uomo solo, vol defenderli tutti e a prima giunta salta sù l’onestà, e pur non so se sia portato onestamente seco lo sposo; che mi dubito, che abbia anzi fatto perdere a lei parte di quella che ella aveva inanzi». Sorrise a questo e venne rossa Elena e rispose:
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