«Doveva ella forse fargli qualche malia - soggiunse Lucrezia - e perciò non poteva egli far di meno».
«Eh signora no - rispose Cornelia - credetemi che son tutte parole; che lo fanno essi perché vogliono; e che sia il vero, voi troverete uomini altretanto impazziti nel giuoco e più, che non son nelle femine, di modo che si vede, c’hanno essi queste così cattive inclinazioni alle qual danno troppo libero freno; e per ciò si pongono a fare così fatte pazzie».
«Voi dite il vero - rispose la Regina - ch’io fui quella sventurata moglie che dopo aver avuto il primo marito così sviato dietro le femine altrui, che più di me non si curava punto, ne presi il secondo, il qual era tanto perduto nel giuoco, che non saprei contarvi la mala vita che io per ciò n’ebbi da lui, fin che piacque pur al Signor di liberarmene un giorno».
«Signora sì - seguì Cornelia - si perdon tanto in quel maledetto giuoco, che stanno tutto ’l dì e la notte nelle compagnie e lasciano le povere mogli sole a casa, le quali ove dovrebbono goder intiere tutte le notti co i lor cari mariti nel letto, le convengono spendere in contar le ore (come quelli che fanno la guardia all’Arsenale) sopra il focolare, aspettandoli infin a giorno, e poi quando vengono a casa, se per mala sorte hanno essi perduto, ne fanno esse la penitenzia; perché tutta la rabbia roversciano i tristi sopra le meschine; oltra che vendono e consumano loro il tutto per tali perversi e malvagi costumi. Ve ne son poi di quelli che non fanno mai altro che gridar in casa; e se non trovano tutte le cose fatte a lor modo le villaneggiano e battono anco per minima cosa e vogliono in casa veder il pelo nell’ovo, come se la moglie vi fusse per nulla; e così a poco a poco s’avvede la misera donna che ha tal marito, in vece di esser andata a governar casa sua (il che è ufficio della moglie, come è proprio del marito l’acquistar e negoziare di fuori) di esser andata ad un maestro di scola; di sorte che ella ammutita e fastidita dalla furia e seccagine dell’insolente marito, in luogo di amarlo e bramarlo, è costretta a pigliarlo a tedio e a desiderar che egli vada spesso fuori di casa e che non stia mai seco; la onde vi lascio pensare che contento ella si prenda di tale importunità, che dura sin alla morte.
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Lucrezia Cornelia Regina Cornelia Arsenale
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