«O ciechi e privi d’ogni buon consiglio - aggiunse Cornelia - Il cielo lor manda le donne come un oracolo e per lor consolazion e gloria, che non le meritano ed essi fanno come fé il gallo, che trovando la gioia nel fango la disprezzò, poiché non era cosa per lui e seguì una vil carogna, come cibo suo proprio. Essi uomini non istimano la più eccellente creatura che viva al mondo; e che cosa stimeranno dunque? Ogni altra cosa è inferiore a questa, insino essi medesmi, che bisogna che lo confessino».
«Che più - disse Corinna - son di tanto merito le donne, che infin nell’inferno si tien conto di loro; perché si legge di Pitagora che essendovi sceso trovò molte anime in grandissime pene di quegli uomini, che vivendo al mondo, non avean voluto tor moglie? Menedemo ad un che gli domandava se ’l tor moglie era cosa da savio, rispose: ‘ti paio io savio?’. E rispondendo colui, come? E di che sorte? ’Adunque, soggiunse egli, io l’ho pigliata’. Diceva Diogene che meritava esser ucciso crudelissimamente qualunque marito avesse ardimento di pur rompere un capello alla sua donna di testa. Il maggior Catone stimava tanto degno di laude colui che si portava da buon e leal marito, quanto colui che nell’ordine de senatori era il maggiore; chi veramente batteva la moglie, quasi avesse posto mano ne i tempi, o cose sacre, empi e scelerati gli giudicava».
«Veramente - disse la Regina - gli uomini hanno tutti i torti del mondo a volersi prezzar tanto più di noi e non riconoscer il nostro gran merito; ed in fine un uomo senza donna è pur una mosca senza capo.
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