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      «Anco la gaiandra marina - aggiunse Cornelia - che è grande come un’isola, somerge seco le navi; ed aprendo la bocca per il grato odore, tragge a sé gli altri pesci e gli inghiotte».
      «Qual è quel pesce - disse Lucrezia - che è piccolo ma molto venenoso e pur si mangia?».
      «Deve esser la scarpenna - rispose Cornelia -. Ma che direte voi dei drago marino, il qual mordendo l’uomo non può guarirsi salvo con la sua propria polpa? Il pesce ragno con la spina sola punge ed impiaga crudelmente i pescatori».
      «Lasciamo andar - disse Elena - ma io ho pur in odio quelle anguille, perché ho udito dire che s’innamorano delle serpi».
      «Questo avien l’estate - rispose Cornelia - ma che importa questo, allora non si mangiano, anzi sono delicatissime e migliori d’acque dolci; ma ho letto di esse che il sole talora indura lor sì la pelle, che non ponno notare; nascono senza padre, né madre e da se stesse si allevano. Ma è ben cosa da notare per maraviglia del pesce spada con quanta forza egli tagli le navi quando vi si abbatte con quella spada che la natura gli ha posto in fronte, della quale ha preso il nome e dal qual fuggono i tonni ed altri pesci, non altrimenti che si fuggano le pecorelle dal lupo. Il simile fa il pesce detto montone perché è cornuto, il quale ascondendosi sotto il fondo delle navi, stassi al varco per rapir od uomo od animale che per caso o per giuoco si gettasse nell’onda. Il folpo è amico dell’uomo, per lo contrario, a guisa del delfino e piglia il color di quella cosa alla qual s’approssima come il camaleonte».


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Il merito delle donne
di Moderata Fonte
pagine 220

   





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