«Anzi - rispose Lucrezia - è bene che noi ne impariamo per tenir da noi, acciò non abbiamo bisogno dell’aiuto loro; e saria ben fatto che vi fussero anco delle donne addotrinate in questa materia, acciò essi non avessero questa gloria di valer in ciò più di noi e che convenimo andar per le man loro».
«Dio ne guardi pur - disse Elena - di averne bisogno, che alle volte ci bisogna aver di grazia da dovero».
«Io per me - disse Verginia - tutte quelle volte ch’io sono stata amalata, son guarita senza medico, né medicina e cosí spero far per l’avenire».
«Io non posso dir cotesto - disse la Regina - che se non era prima il Sig. Dio e poscia il valor e diligenzia del nostro medico, vi prometto che sarei morta mille volte».
«Ancor io - aggiunse Cornelia - che certo son molto obligata al nostro di casa; ed è buon dire a chi non ha avuto mal da buon senno».
«Il nostro - disse Lucrezia - ha fatto maraviglie in casa nostra».
«Chi è il vostro medico?» - disse Cornelia.
«Già ci serviva - ella rispose - il nobilissimo Massaria, prima che andasse a Padoa, il qual è ben raro certo e degno di esser chiamato da qualunque parte per lo suo gran valore; ora si valemo dell’opra dell’eccelentissimo Zarotti».
«Oh, che onorato soggetto; è valoroso certo nella sua professione - ripigliò la Regina - oltra che è de gli amorevoli e diligenti ch’io vedessi mai, non è però il nostro medico, ma serve in casa d’alcuni miei amici e parenti».
«Io non voglio medico - disse Leonora - sono ancor io del parer di Verginia, chiamateli pur voi altre quanto vi piace.
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