«La vinceste poi?» disse Elena.
«Signora sì - rispose ella - per grazia del Signor e del nostro eccellentissimo avocato».
«Chi fu egli» disse la Regina.
«Fu ed è - replicò Lucrezia - l’eccellentissimo Usper, il qual so che tutte conoscete, com’egli è de i primi di questa città e quanta sia la sua scienza ed eloquenza, che ha pochi pari al mondo e gli sono molto obligata».
«Nelle nostre cause - disse la Regina - si avemo sempre servito dell’onoratissimo Balbi, il qual è ben raro anch’egli di virtù e scienza maravigliosa; e non solo in questa professione, ma in molte altre è singolare e notabile».
«Io - disse Cornelia - in una causa, ch’ebbe mio padre, lo sentii molto lodar il Trento e il Vincenzi, che questi erano gli nostri avocati, per doi delli migliori che avesse il palazzo».
«Così è - disse Corinna - ed oltra il valor in quest’arte, sono amorevoli, graziosi e molto diligenti. Vi è il Marino, il Bardelini, il Pincio, lo Squadron - disse Corinna - tutti segnalati e principali ed altri infiniti di singolar merito, di cui saria lungo a contarvi».
«Vi serve alcun di questi?» disse la Regina.
«Signora no - ella rispose - mi difende l’onorato signor Filippo Georgi, il qual è anco avocato fiscal nell’officio illustrissimo dell’acque e la sua diligenzia, fedeltà e prontezza è ben conosciuta da questo eccellentissimo Senato. E certo se ben non è di tanta fama rispetto all’età, che è giovene, è però conosciuto di tal virtù, bontà ed integrità ed è così solecito e s’affatica tanto nelle cause volontieri, che col merito di queste parti è tenuto in graziosa stima; oltra che in ben ordinar una causa non cede ad alcuno de gli altri».
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