Le quai bellezze mai mancano, mai invecchiano, ma durano quanto dura la vita ed anco per fama dopo morte».
«Certo - disse Lucrezia - che Corinna parla bene e ragionevolmente e credo che ogni persona giudiziosa molto più sia sforzata ad affezionarsi a tale che alla bella solamente di corpo e che simil amore abbia fondamento per non mancar così presto, poiché quello che è per cagione della bellezza apparente, come presto venne, così presto manca, o alla più lunga fin che ella dura».
«In questo caso di amare - disse la Regina - si puol ben dar consiglio, ma è difficile andar contra la inclinazione naturale delle creature, perché chi amarà la bella di corpo, chi la bella di mente e chi tale che non avrà alcuna di queste bellezze e pur gli piacerà sommamente; così tal donna si affezionarà ad uomo che sarà sconvenevole in tutte le parti, e pur o sia così la sua inclinazione, o la sua volontà, li anderà più a gusto che alcun altro, che sarà bello e grazioso tenuto. Non sapete di Iparchia, donzella nobilissima, quanto s’invaghì di quel filosofo, benché stiancato e sparuto che pareva un mostro?».
«Questo è nulla, ch’almeno costui era virtuoso - disse Cornelia - ma non è troppo, che mi è stato detto per cosa vera di una giovene assai bella e garbata essersi inamorata di un spacciacamino il più brutto e sozzo, che si possa veder, col qual essendo fuggita e vivendo beata e contenta, è stato non so chi, a cui è venuto capriccio di scaturire fuori a questo proposito un piacevole madrigaletto, il qual pensando che voi non abbiate udito voglio ancor io recitarvelo per non esser da meno di Corinna». E così disse:
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Lucrezia Corinna Regina Iparchia Cornelia Corinna
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