Oltraché molte volte la colpa vien anco da gli uomini a chi sono elle soggette, che non si curano o non comportano che si governino e vadino polite; tal che, bisognando loro acconciarsi o in fretta o fuori di tempo e con rispetto, non sanno poi quel che si fanno e lor casca la voglia, e vanno poi come possono».
«Vi sono ben poi di quelle - aggiunse la Regina - che perdono gran tempo in polirsi e mi riccordo io al mio tempo, che mi dilettava molto di parer bella e riusciva benissimo per quel che diceva ogni uno, ma par che al presente le donne vadino più che mai su la galantaria e si fanno di gran foggie nove».
«A noi delicate di core non si disconviene - rispose Corinna - accompagnar tale nostra natura con l’abito ed ornamento feminile; e benché dichino gli uomini che tanti strisci danno indizio di cattivo animo e che ci nuocciono spesso, s’ingannano di gran lunga, come ho detto, che mai ci nuocerebbon essi, se gli uomini molesti ci lasciassero in pace; e che sia vero. Quanto senza comparazion è maggior il numero delle donne di basso stato le qual, si può dir senz’alcuna sorte de attilamento, si rompono il collo mosse dalla importunità de gli uomini, che non è quello delle gentildonne con tutti i loro strisci, percioché non li fanno esse a fin di male, ma come ho detto per galanteria e per seguir l’uso della città».
«Sogliono anco molti a questo proposito - seguì Leonora - proibir alle lor donne l’imparar a legger e scriver, allegando ciò esser ruina di molte donne, quasi che dalla virtù ne segua il vizio suo contrario; e pur non si aveggiono che, come voi avete detto del pulirsi, così, e con più ragione si dee dir dell’imparar alcuna scienza, poiché è da creder che più facilmente possi cascar in errore un ignorante, che un saputo ed intelligente; poiché si vede per esperienza, esser molto più le impudiche ignoranti, che le dotte e virtuose.
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Regina Corinna Leonora
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