Ma se per caso, che pur l’aviene, che ’l marito sia buono o in sua qualità avendo ricevuto buona disposizione nel suo nascere, somigliando molto la madre, overo diventi per l’avuta creanza tale che sia essempio a gli altri di virtù e bontà, non si può poi imaginare quanta sia la felicità della donna in questo mondo, unita a tal compagnia che inseparabile dura fin alla morte. Però figliuola mia non vi perdete d’animo, poiché ancor non sapete qual ventura Iddio v’abbia apparecchiata».
«S’ella potesse esser certa - disse Leonora - di trovarne un tale, la consiglierei bene ad accettarlo, ma son così pochi i buoni che per non errare, non potendo poi ridirsi, la essorto ed amonisco a guardarsene più che dal fuoco. E mi raccorda aver udito, in alcune bellissime stanze da Corinna, la causa perché specialmente in questi, che ci mostrano di amare, non sia ora quell’amore così grande, come già ab antico soleva essere, che sino si occidevano da se stessi per l’amata lor donna. Le quali se volesse ora per cortesia raccontare, mi farebbe, e so che ancora a tutte voi altre dovrà essere, una grandissima grazia e di non poco diletto».
«Non accade ch’io mi ponga - disse Corinna - a questa impresa conciosiache, essendo tropo la materia lunghetta, ne verebbe a farsi sera, non ancora fornita».
«Deh, di grazia fattele udire - la Regina allor disse - che in questo anco ponendovi della mia autorità, vel commando di farlo». Alla quale, essendo massime che tutte erano dell’istesso parere e d’ogni canto l’importunavano, replicò Corinna dicendo:
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Iddio Leonora Corinna Corinna Regina Corinna
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