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      Le stesse richieste furono dibattute una seconda volta, nella primavera del 562=192 in Efeso, principale piazza forte e residenza del re nell'Asia minore, tra Antioco e gli ambasciatori del senato Publio Sulpicio e Publio Villio, e le due parti si separarono con la persuasione che ormai una soluzione pacifica non era più possibile.
      Frattanto a Roma era stato deciso di fare la guerra. Nell'estate del 562=192 una flotta romana composta di trenta vele, con 3000 soldati a bordo e comandata da Aulo Attilio Serrano comparve dinanzi a Gitio, e qui accelerò la stipulazione del trattato fra gli Achei e gli Spartani; le coste orientali della Sicilia e dell'Italia furono messe in stato di difesa per assicurarsi contro un eventuale sbarco improvviso; nell'autunno era atteso in Grecia un esercito.
      Flaminino percorreva fino dalla primavera del 562=192 la Grecia per ordine del senato, per mandare a vuoto gl'intrighi del partito avversario e riparare, per quanto fosse possibile, ai tristi effetti della intempestiva evacuazione di questo paese.
      Gli Etoli si erano già inoltrati tanto da far decidere dalla dieta la guerra contro Roma.
      Flaminino riuscì a salvare la Calcide ai Romani facendovi entrare un presidio di 500 Achei e di altrettanti Pergameni. Egli fece anche un tentativo per prendere Demetriade; ed i Magnesi vacillarono.
      Benchè alcune città dell'Asia minore, che Antioco s'era prefisso di sottomettere prima d'iniziare la grande guerra, tutt'ora resistessero, egli non poteva più lungamente ritardare lo sbarco, se non voleva che i Romani riacquistassero tutti quei vantaggi, al quali due anni prima, togliendo le loro guarnigioni dalla Grecia avevano rinunciato.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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