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      Gli Etoli perdettero tutte le città e i territori che si trovavano in potere dei loro avversari, particolarmente Ambracia, la quale, in grazia d'un intrigo tramato in Roma contro Marco Fulvio, divenne poi libera e indipendente, e Oinia, che fu data agli Acarnani; nonchè Cefalonia.
      Perdettero inoltre il diritto di far pace e guerra divenendo, nei rapporti con l'estero, dipendenti dei Romani; e, per ultimo, pagarono una forte indennità.
      Cefalonia si oppose per proprio conto a queste condizioni e vi si piegò soltanto quando Marco Fulvio approdò nell'isola. E gli abitanti di Samo, per timore di essere scacciati dalla loro città da una colonia romana a cagione della sua favorevole posizione, si sollevarono dopo essersi sottomessi, e sostennero un assedio di quattro mesi, dopo di che la città fu espugnata e gli abitanti furono venduti in schiavitù.
      Roma, conforme il suo proposito, si tenne anche questa volta ferma alla massima di limitarsi al dominio d'Italia e delle isole italiche. Essa non prese per sè che le due isole di Cefalonia e di Zacinto, le quali completavano il possesso di Corcira e delle altre stazioni marittime nell'Adriatico.
      Gli altri acquisti territoriali toccarono agli alleati di Roma, ma i due più ragguardevoli fra essi, Filippo e gli Achei, non si accontentarono della parte del bottino loro aggiudicata.
      Filippo se ne sentì offeso e non a torto. Egli poteva dire e sostenere che le maggiori difficoltà, nell'ultima guerra, non consistevano già nel combattere il nemico, ma nelle distanze da superare e nel mantenere la sicurezza delle comunicazioni, e queste erano state superate essenzialmente coll'aiuto da lui lealmente prestato.


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Storia di Roma
4. Dalla sottomissione di Cartagine a quella della Grecia
di Theodor Mommsen
Stampa Aequa Roma
1938 pagine 343

   





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