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      Lo so perché lo so; del resto, il credere è cortesia, ed uomo avvisato è mezzo salvato".
      Il curioso in questo modo scovriva l'opera del governo, e ne impediva l'azione; e cosí il tabacco piantato in contrabbando si tagliava un giorno prima che arrivassero le guardie Doganali; il ladro sospetto pigliava la fuga, il reo politico si ascondeva, e il gendarme dopo aver preso le migliori misure non sapea intendere come la sua impresa non riuscisse.
      Il vanitoso non recava tanto danno all'ordine pubblico. Egli altro non ambiva che di esser creduto un uomo stimabile; non si curava di conoscere anticipatamente i segreti del governo, e se gli venivano comunicati se li tenea chiusi nel petto, e non v'era caso che li pubblicasse, atteso che egli solo si estimasse meritevole di averne la notizia. Far visite, e ricever visite dall'autorità, accompagnarle al teatro ed al passeggio, correre ogni mattino ad informarsi della salute delle loro signore e delle loro gatte era la massima delle sue felicità. In casa dell'impiegato il vanitoso sedeva sopra una metà della sedia, congiungeva le gambe come un mandarino cinese, tenea il cappello tra le ginocchia, piegava il collo, sollevava il mento, e parlava e rispondea come se avesse la bocca piena di confetti. Quando poi l'accompagnava per le vie, mutava subito contegno. Se l'impiegato sorrideva, egli rideva; se l'impiegato rideva, egli cachinnava; se l'impiegato movea una mano, egli movea le mani ed i piedi. Pigliava insomma un'aria di protezione; gli parlava all'orecchio e si guardava d'attorno, e passando innanzi ad un botteghino dicea: "Signor Intendente, signor Generale, signor Giudice, mi permetta che prenda un sigaro"; e dicea questo a voce alta, perché la gente che si trovasse sulla via sapesse ch'egli era amico del Giudice, del Generale e dell'Intendente.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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