Spero in Dio che non le abbiano fatto vitupero; dappoichè se così fosse, Guiberto, ti giuro per la mia santa corona di duca....
- Che sperate tramutare in quella di re.
- Taci. Ebbene, ti giuro in somma, che neppur io me ne starei indifferente, e l'insulto di una donna normanna sarebbe pagato a peso di sangue.
- Io non so, monsignore, se l'abbiano ingiuriata; solamente vengo assicurato di fermo da quello scimione di Laidulfo, non ha guari tornato di Roma, di avere inteso dire che l'avevan messa a languire nelle prigioni di qualche castello o monistero di là.
- Cosa è quell'aggrupparsi di soldati che corono, lì, verso borea?
- Qualche torneatrice che balla sulla corda, o qualche frate che predica il giudizio finale.
- No, non mi pare. Si affollano di troppa pressa, e tornano addietro troppo malvogliosi. Andate a vedete, Guiberto, e venitemi a raggiungere alle tende dove mi reco.
- Non è d'uopo che vada io, perocchè già un centurione trae alla nostra volta. E veggo...
- Due frati in un bel gruppo di lancieri con le picche calate. Che mai sarà?
- Io l'indovino, dice Guiberto, quei di dentro han cominciato a sentir troppo caldo dalla nostra vicinanza ed han dimandato soccorso.
- Eh! non può darsi. Io conosco la tempra ostinata di Gisulfo, e quanto superbo ei sia. Ho per sicuro che alcun altro vorrà venirci a guastare il giuoco ed a cacciare il suo cucchiaio nella nostra pentola, come fecero le dannate memorie di Nicolò II e Leone IX per le faccende di Puglia. Sta a vedere se la cosa non sia così. Qui ci menano due frati.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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