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      - Mercè, sire, risponde Goccelino; l'altezza vostra viva lunghi anni; a me basta la gloria di aver toccata la vostra sacra persona.
      Il torrente intanto era declinato, il guado reso più praticabile, e la gente dell'imperatore varcata all'altra sponda; così che la sera si giunse a Parma - Enrico III aggiustò le cose d'Italia e ripartì per Lamagna. Goccelino, cui l'imperatore in persona aveva armato cavaliere, restò. Non che lo rattenesse vaghezza del paese d'Italia, ma perchè il suo cuore non batteva più libero.
      - Ah! sclama la principessa di Salerno parimenti alla mensa con le sue dame, supponevamo bene noi che la storia doveva andare a finire così. Tirate avanti, bravo abate.
      - Tutte le storie dei giovani cavalieri, madonna, finiscon così, riprende l'abate salutando del capo la castellana.
      »Trovavasi dunque al castello una Bertradina figlia del conte... figlia di un conte, damigella della divota contessa Beatrice, giovinetta, se volete niente avvenente, ma fastosa di natali nobilissimi e d'immaculata virtù. Su di costei aveva messo l'occhio Goccelino. Per molti anni egli tenne celato questo amore, contentandosi di muta adorazione e della proferta di uffici che la damigella non accettava mica con fierezza. Ella sembrava anzi incoraggiare l'ardimento nel giovane di qualche occhiata carezzevole, che era quanto dire in una corte di santi, dove l'amore veniva considerato come peccato. Dopo l'avventura dell'imperatore, Goccelino si fe' più ardito. Egli svela chiaro alla damigella le speranze osate concepire, richiede da lei franca risposta.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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