E quell'uomo era Ildebrando! quell'Ildebrando, Gregorio VII, il severo, l'inesorabile pontefice, quegli che come globo di fuoco si levò nel suo secolo per purificare o incendiare. Ella dunque ora passeggiava pensierosa per la stanza, ora si fermava avanti la finestra spalancata e guardava. Non guardava il cielo Alberada. Nel cielo aveva una volta messa la sua confidenza e si era rassegnata. Ella guardava la terra. Guardava il placido mare che con un mormorio simile al favellare di giovanette che dei loro amanti si raccontano, venivasi a rompere alla riva. Guardava le galee amalfitane, che a traverso di tanti perigli si recavano a pigliare le tele dalla Persia, le sete dall'India, i profumi dall'Arabia, ed ora, come masse brune, si cullavano negligentemente nella perfida rada, solo animate dal fievole lumicino, che a guisa di stella caduta, rischiara il passo lento del timoniere che non può pigliar sonno. Guardava quei tranquilli accampamenti normanni, in mezzo ai quali aveva passata sorrisa giovinezza, ombreggiata dalla targa paventata di suo padre, allietata dal suo amore. E sotto quelle tende ora riposava tanta parte dell'anima sua, tutta la storia del suo cuore - Guiscardo, il priore, Boemondo! Guardava infine Alberada quella città che, colpita dal languore dell'agonia, non dava più voce, non accennava moto; quella città che era stata culla alla donna fatale per cui tutto aveva perduto, e quel castello, in cui, come il cuore nel corpo umano, si avvertiva ancora estremo battito di vita.
| |
Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
|
|
Ildebrando Ildebrando Gregorio VII Alberada Persia India Arabia Boemondo Alberada
|