E' si levano ad armi, ed in sessantamila muovono alla volta di Goslar, piantando campo intorno le mura. Il vescovo Burcardo di Alberstadt li tiene di assaltare la piazza. Enrico che vi era dentro, spaventato si fugge al castello di Harzburg con la sua corte: ed i Sassoni, tolto il campo di Goslar, sotto le mura di Harzburg vanno a metter le tende. L'imperatore manda Bertoldo di Carinzia, già insieme nei disgusti temperati, onde parlamentare coi nemici, e proporre loro, che la lite avrebbe discussa una dieta dell'impero ove avessero deposte le armi. Ma eglino insistono nel dimandar smantellati i castelli dai monti di Sassonia, aperti e sbertescati i varchi, ristabiliti i privilegii, l'onte pagate, e nulla voler udire di altri principi di Germania, mica sì ferocemente trattati come essi, e perciò a favore dell'imperatore pieghevoli.
In questo frequentare di messaggi e continuar d'avvisaglie infrattanto l'imperatore una notte si fugge dal castello assediato con la corte, i tesori e le insegne imperiali. Egli trae ad Hersfeld, ove i manipoli dei suoi guerrieri ed i suoi nobili si accoglievano. Nel tempo stesso, i Sassoni stringevano alleanza coi Turingi e gli Svevi. Allora si propone novello parlamento a Gerstungen. È accettato. E gl'insorti per tal modo sanno esporre di loro miserie, che i medesimi commissari imperiali si scuotono, dalla loro piegano, e convengono in deporre Enrico ed eleggere imperatore Rodolfo, di stirpe imperiale anch'esso, duca di Svevia e di Borgogna al di qua del Jura, con insegne e nome reale ad Arles, corte sovrana in Zurigo, prode nelle battaglie, savio nei consigli, liberale e gentile nel trattare, al re cognato.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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