- Sta bene, messer duca, soggiunge Goffredo, ma per codesta medesima legge di dovere e di onore dovevate trovarvi dove il vostro sovrano vi chiamava, dove i principi dell'impero erano tutti convenuti, e dove ancor voi avevate fatto promessa di essere.
- Sire di Buglione, noi intendiamo diversamente la forza dei vincoli che ci uniscono al re, e quelli che ci uniscono alla nazione. I nostri principii sono ben altri. Perchè noi, innanzi tutto, mettiamo la giustizia di Dio; poi l'appello della patria; ed ultima la volontà del re.
- Ma noi non vediamo, monsignore, replica il Buglione inchinandosi, per che modo la patria e Dio vi avessero potuto ritenere nelle vostre castella, quando il re ed i baroni dell'impero si ragunavano al campo di Gerstungen!
- Lo vediamo ben noi, sire di Buglione, risponde Rodolfo con accento pacato e convinto. Quando l'imperatore Enrico ci aveva dipinti i Sassoni come gente ribelle e d'ogni freno intollerante, e d'ogni subordinazione schiva, noi abbiam pigliate le armi, e la battaglia di Hohenburg lo ha vendicato. Dovrebbe essere soddisfatto. Dovrebbe essere sazio. Dovrebbe essere pentito anzi, perchè quel sangue civile, sparso così scioperatamente, dimanda al cielo riparazione, e l'avrà. Ah! sire di Buglione, perchè non vi siete trovato voi a quella giornata, chè ora, invece di addurci recriminazioni da parte del re ed accusarci forse nel vostro cuore, ci direste: duca di Svevia, voi vi siete condotto da cavaliere e da cristiano.
- So che fu terribile vittoria quella di Hohenburg, e che non costò meno al vincitore che ai vinti.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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