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      Noi abbiamo usata misericordia ad Enrico lungamente, avvegnachè, come diretti padroni di Germania, lo avessimo dovuto punire fin da principio per non indurarlo nel male. Ma egli si è fatto di dì in dì sempre più malvagio, egli ha costretti Iddio e noi ad abbandonarlo. E per chi è abbandonato da Dio e da noi, chi osa interporsi ad intercedergli grazia?
      - Noi, riprende Matilde arditamente credendo aver pure alcun merito di qualche servigio renduto alla sede ponteficia.
      - Voi, madonna, ne avete perduto ogni prezzo col vantarvene, severo l'interrompe Ildebrando. La Chiesa non ha bisogno di alcuno, perchè ci siam noi ed il braccio di Dio che la difendiamo. E se talvolta imponiamo ai laici di coadiuvarci, gli è più per prestar loro occasione di guadagnarsi il regno de' cieli, che per bisogno cui noi ne sentissimo.
      - Ed io attesto, sorge a dire Baccelardo, che quanto ha detto il vescovo di Porto è tutto falso e calunnioso. L'imperadore Enrico di Germania è magnanimo, valoroso, d'intendimenti nobili e cristiani, che rispetta gli altrui dritti ed i suoi vuol venerati, che ha come sante le constituzioni di Lamagna a cui si vuole attentare, che non soffrirà mai che il suo impero venga tenuto come feudo della Chiesa, mentre egli è invece imperadore dei Romani, patrizio di Roma. Si disdica quindi il vescovo Giovanni di Porto, perchè male sta in un pastore di Cristo malignare i possenti.
      Il vescovo si leva per rispondere, ma gli araldi sacri annunziano Rolando da Parma, commissario dell'imperadore di Alemagna.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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