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      Perchè coloro erano stati corrotti da te, pontefice, da te che dovresti portare la pace del Vangelo non la sovversione di Satanno, e ne sieno testimoni le tue lettere ai principi Rodolfo, Bertoldo, ed altri signori di Germania. Perchè quella dieta era contraria alle costituzioni dell'impero, come convocata da signore straniero, e da lui preseduta. Perchè infine io era re, e sul re non giudica che Iddio, ed un re deve morire, deve rinunziare allo scettro, se d'uopo è, ma non avvilirsi. Ma lasciamo il passato, pontefice, e più calmi discutiamo i nostri affari.
      Gregorio accigliato e scuro come una notte di tempesta in gennaio, ascoltava digrignando e contorcendosi senza rispondere. Enrico continuò:
      - Per bene dell'anima, io ho creduto farmi cavar gli anatemi, e per non desolare di guerre e di scismi il paese che Iddio ed i dritti ereditari mi han dato il reggimento. Siano qualunque i principii che t'indussero a scomunicarmi, ora, santo padre, dovresti esser soddisfatto delle prove che per riconciliarmi con la Chiesa ti ho date. Bastino. Non tentare gittarmi nella disperazione, perchè, come ti sovviene, sta scritto, che, chi ama il pericolo in quello perisce.
      - E sei tu veramente pentito, Enrico di Germania, dei soprusi che hai fatti alla Chiesa ed a me che ne sono capo?
      - Io non so veramente troppo di quali soprusi tu intenda parlare, pontefice. Ma se cosa avrò commessa che al cospetto di Dio non fosse tornata gradevole, men pento pure, ed amaramente men pento.
      - Sta bene. Però i pentimenti non bastano, signore; guarentigie vi vogliono.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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