Enrico non si mosse. Anzi, ricevuti i rinforzi, si gittò nella Svevia, e sarebbe penetrato in Sassonia, se i principi constituitisi mallevadori della tregua non lo avessero arrestato. Saputasi l'infrazione dei patti, Rodolfo convoca a Goslar assemblea di patrizii e di vescovi, ove i legati del papa scomunicano novellamente Enrico, e le insegne reali gl'interdicono.
Enrico non curò gli anatemi. E' corse, a danno dei nobili e dei prelati avversi, il paese, e la battaglia andò a presentare al nemico. I due rivali si scontrarono nelle pianure di Melrichstadt alle sponde della Strewe. Dubbio e terribile fu l'urto. Quelli di Enrico finalmente sfondarono e cacciarono in rotta i partigiani di Rodolfo. I Lombardi sovra tutti, demonii capitanati da un demonio, dietro loro lasciavano solco di cadaveri come vi fosse strisciato il fulmine. Rodolfo tentò invano ricucire i fuggitivi. Ed e' credeva già perduta la pugna, allorchè Ottone di Nordheim, gridando la parola dei Sassoni: San Pietro! San Pietro! si rovescia sulle genti di Enrico ed a sua volta le sgomina.
Rodolfo passò la notte sul campo a celebrare la vittoria. Ma al domani, 15 agosto, Enrico ricomponeva le schiere, riprendeva Vurzburg, ed offeriva novellamente battaglia ai Sassoni che la schivarono. Il re fece affardellare il bagaglio, bruciare il resto, e si diresse a gran giornate a Smalkalda, mentre i suoi guerrieri saccheggiando il paese celebravano il trionfo cantando. I Sassoni si attribuirono l'onore di questa vittoria per essere restati padroni del campo.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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