Io doveva, li aveva anzi promesso ai miei valorosi soldati, questi giorni di stravizzo e di libero dominio sopra un popolo conquistato. L'ora č passata. Questo bestial popolo, che non sa nč comandare nč servire, si č riscosso. Andiamo in nome di Dio, se non vogliamo lasciarci la vita. Udite a me, beato padre; non vi restate in bocca ad un lupo affamato, irritato, con le mascelle armate di denti, e di niente meglio avido che stritolar la sua preda. Dell'esizio di Roma pių che i Saraceni, i soldati e me, incolpano voi. Che sperate di pių? chi vi difende?
- Andiamo dunque, risponde Gregorio, ed in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, io maledico questo scellerato popolo, che insorge contro il giusto e contro l'unto del Signore, che oltraggia il suo donno, e si ribella contro il padrone. Andiamo, io scuoto la polvere dai miei sandali, e lo lascio a bersaglio dell'ira di Dio.
E sė imprecando, Gregorio usciva col Guiscardo. Il quale nelle sale del palazzo trova Roberto di Loritello, venuto a farlo conto di aver raccozzato buon terzo della truppa nelle vicinanze del Foro, che Ben Hamed si studiava raccogliere i suoi, e che egli con una mano di cinquecento cavalli poteva guidarlo sicuro al Foro, d'onde, alla testa dell'esercito, uscire.
In effetti, quattro giorni dopo il suo ingresso a Roma, Roberto, a suono di trombe ed a bandiera spiegata, ne partiva, recandosi nel centro il pontefice Gregorio VII, tra le contumelie ed il corruccio del popolo che lo tagliava alle spalle, lo grandinava di frecce, e gli scagliava dalle finestre rottami di tegole ed altri corpi da ferire ed uccidere.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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