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      Questo scellerato principe, applaudito con gioia feroce dalla corte di Roma, pubblicò infami calunnie contro suo padre, pensando così oltraggiare la gloria di lui, sè difendere. Riconosciuto dai papi per re d'Italia, cinse la corona di ferro a Monza. Ma, dopo otto anni di guerra civile morì disprezzato da coloro stessi che alla rivolta lo avevano spinto e che ne avevano profittato. Enrico si ritirò in Germania.
      Diremo le ultime cose di lui con le parole del Sismondi, il quale le ha tolte al Sigonio e questi ad Ottone frisingense, ed a Sigeberto gemblacense.
      Dopo la sua ritirata, Enrico non ebbe altra cura che restituire la pace alla Chiesa ed all'impero. Quantunque perseguitato dalle scomuniche dei papi, e' non sembrò punto occuparsi a farne cessare gli oltraggi. Aveva anzi pensato di abdicare la corona in favore dell'altro suo figlio Enrico V, con la speranza che il ravvicinamento tornerebbe più facile fra due antagonisti, l'amor proprio dei quali non fosse stato inasprito ancora da lunga discordia. Questo progetto, che Enrico non mandò a termine, infiammò l'ambizione del giovane principe. Il papa Pasquale II, il di cui odio religioso mai si placava, per mezzo dei suoi emissarii infervorò un figlio, cui sete colpevole di regno allucinava già. Gli rappresentò il delitto che meditava come azione santa e gloriosa, ed alla rivolta lo determinò.
      Una dieta erasi convocata a Magonza pel giorno di Natale. I partigiani del giovane Enrico eranvi convenuti in folla: niuna assemblea nazionale da lungo tempo non erasi mostrata così numerosa.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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