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      Distinguo i gemiti supplichevoli di Desdemona, le selvagge grida di Otello, la voce rauca del Doge. Oh che pezzi sconcertati, che cori disarmonici, che laceranti stonature da disgradarne tutti i teatri di provincia!
      Ma il più delle volte parmi di assistere a una piccola guerra di Troia, combattuta per una bellissima Elena da quattro zampe, la quale smarrita e palpitante s'aspetta a diventar preda del più gagliardo. Né questa è aberrazione fantastica di classica pedanteria. È proprio che intendo le loro parole. Udite. Sono due Troiani che sfidano e chiamano per nome i principali guerrieri nemici. L'uno con voce lenta, soffocata, tremante di sdegno, grida: Agamennòne! L'altro urla disperatamente: Menelào! Sono persuaso che i dotti filologi capirebbero con ugual facilità e sicurezza tutto il resto di quelle rabbiose parole.
      È rimarchevole che il gatto non si abbandona mai ad amori indegni del proprio sangue. Oh, in questo è aristocratico all'ultimo grado, e rigidissimo della legittimità dei connubi, a differenza del cavallo, del cane, dell'uomo, e d'altri animali. Quel bestione di cavallo! a vederlo così grande e grosso e serio si crederebbe che dovesse avere un tantino di giudizio: ebbene, ha egli pure i suoi capriccetti, i suoi matrimoni della mano sinistra: e va a perdere la sua dignità personale niente meno che cogli asini, dando origine all'ostinatissima genia dei muli. E quell'animalaccio di cane! a furia di amori plateali, bastardi, improvvisati in mezzo alle strade, è degenerato in tante varietà, una peggiore dell'altra, che non si potrebbe più argomentare qual fosse il suo tipo primitivo.


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98

   





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