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      Avrebbe egli mai taciuto quel nome per non denunciarmi reo di lesa maestà? No; perché quel delitto vien subito dopo, e mi piomba addosso l'accusa di avervi dichiarati inutili al mondo i re Sesostri, Ciro, Alessandro! E si aggiunge, colla più opportuna e spiritosa ironia, che l'ingegno di chi ha fatto l'apologia del gatto e tradotto Orazio in dialetto può bastar solo per tutti questi vanissimi doni della provvidenza, quali furono Sesostri, Ciro, Alessandro, e Plinio, e Linneo, e Buffon, e tutti i viventi naturalisti.
      Il secondo pensierino che accese di sdegno il Corriere fu l'aver io detto che, lodando il gatto, sarei stato «impudentemente bugiardo come un articolo bibliografico o una necrologia, inventando virtù che non esistettero mai, e voltando in virtù perfino i vizi». Se con quelle parole io abbia colpito giusto, lo lascio giudicare alla pubblica opinione, e meglio ancora al convincimento intimo del critico mio, che avrà tante volte encomiato libri pessimi e non letti nemmeno da lui, e ora s'infuria a trovar pessimo un libro che raggiunse lo scopo di divertire, e circola rapidamente per tutte le mani.
      Sì, lo giudichi egli stesso; il quale, non sapendo cosa oppormi, per tutta confutazione mi fa una brillante cavatina rettorica, deducendo che a lodare l'opera delle Origini Italiche si è bugiardi e impudenti, e begli ingegni a lodare il mio Gatto: impudenti e bugiardi ad annunziare il trapasso d'un benefattore del genere umano... col resto che si leggerà nell'articolo. Oh il bel modo di provare l'erroneità d'una proposizione!


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Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano
1846 pagine 98

   





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