L'unica figliuola dell'incaricato d'affari del Belgio a Torino si era innamorata d'un giovane, la cui condizione sociale gl'impediva di aspirare alla mano di lei. Il padre della giovane era protestante. Bastò che essa sussurrasse all'orecchio d'una signora, addetta ai Gesuiti, che per isposare il suo amante sarebbe stata disposta a farsi cattolica, perché il padre una bella notte se la trovasse rapita di casa. Dopo infinite ricerche, si scoperse finalmente che la signorina era sotto la protezione delle Dame del Sacro Cuore: ma tutte le dimande e le premure del corpo diplomatico perché fosse restituita alla casa paterna la sconsigliata ragazza riuscirono a vuoto. Quanto alla legislazione, basti dire che gli Statuti del 1770 ne erano il fondamento. Il re Vittorio Emanuele, tornando sul trono (1814), li rimise in vigore per odio alle leggi francesi, con le quali si resse il paese dal 1798 in poi. Così egli con un tratto di penna faceva rivivere le decime, le banalità, le commende, la primogenitura, i privilegi di tutte le specie, i frati di tutti i colori, i tribunali militari, le curie ecclesiastiche, le corti di dominio reale (in virtù delle quali diverse classi di cittadini venivano sottratte all'azione della legge comune, e i complici di un medesimo fatto erano sottoposti a differenti leggi, a giudici diversi, a disuguale procedura), per tacere dei tribunali eccezionali, della incapacità dei protestanti, della segregazione degli Ebrei, ecc. ecc. La tortura fu, è vero, abolita da un susseguente decreto; ma le esecuzioni con la ruota e con le tenaglie roventi e l'amputazione della mano prima dell'impiccatura, lo squartare il cadavere del giustiziato e l'esposizione delle sue membra erano mantenute.
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