Non dirò come fossero trattati coloro che erano accusati di delitti politici. Nel corso di queste memorie forse avrò l'opportunità di toccare un argomento così triste.
Per ora termino questa fosca pittura con un aneddoto disgraziatamente vero, che non sai se sia più ridicolo o più ributtante. Un prigioniero politico, che da lungo tempo era nel forte di Mondovì, fece ripetute istanze al Comandante per avere il permesso di farsi radere la barba. Il Comandante rimise la domanda al Governatore della Provincia di Cuneo, il quale concesse la licenza con la officiale seguente, che riferisco testualmente:
Il prigioniero avrà le mani, le braccia e le gambe legate ad una seggiola. Due sentinelle gli saranno poste una a destra e un'altra a sinistra, e dietro un soldato con la sciabola snudata. Dinnanzi gli starà il Comandante, col Maggiore della fortezza da un lato e il suo Aiutante di campo da un altro. In questa posizione sarà permesso al prigioniero di farsi radere la barba, con tutto il suo comodo
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CAPITOLO XXII
Pena di Tantalo. Caccia infruttuosa.
La valle di San Secondo
Son passati due anni, ed io sono ora sulla ventina, ed un folto cerchietto di barba m'è già cresciuto sotto al mento. Avrei pure un bel paio di baffi, la mia ambizione quando ero fanciullo, se non fossero prescritti senza misericordia. Ho fatto di tutto per portarli, ma inutilmente. Molto tempo addietro, il signor Merlini, incontrandomi nel cortile dell'Università con una mostra di lanuggine sopra il labbro, si scusò con atti e modi e smorfie indescrivibili, che egli mi aveva preso per un guastatore.
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