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      Certamente avevamo la più grande fiducia nel Principe, ma il segreto della setta non era nostro e noi ci eravamo obbligati ad osservarlo rigorosamente. La sola deroga a questa regola era stata fatta a favore di Alfredo e dello Sforza, ai quali avevamo detto tanto da poter congetturare da sé medesimi il rimanente. Ma Alfredo era il mio candidato, che avrei proposto appena avessi diritto di presentazione; lo Sforza il candidato di Fantasio, come altrove accennai: e questa era una differenza.
      Ma l'amore e la politica avevano realmente preso il sopravvento sugli studi. Per quasi tutta la seconda metà dell'anno non avevo aperto un libro di legge, e l'assistere alle lezioni era per me divenuta una cosa tanto rara nei due ultimi mesi che stavo in gran pensiero sulla possibilità di avere la necessaria firma, almeno da due dei professori. Grazie però ad un metodo tutto mio, che spiegherò al lettore per fargli cosa grata, riuscii a vincere questa difficoltà. Quasi una settimana innanzi al termine del trimestre fui assiduo alle lezioni, mettendomi sempre in luogo vistoso e vicino quanto più fosse possibile alla cattedra del professore. Appena la dettatura era finita e incominciava la lezione orale, tendevo tanto gli orecchi ed ascoltavo con interesse così intenso, come se la mia vita dipendesse dal perdere una parola, e di quando in quando mi lasciavo andare in atti e gesti significanti di un'ammirazione contenuta. Tale, ahimè! è la debolezza della carne, che nessun professore, nessuno, resistette a questa muta adulazione; e tale infallibile ricetta raccomando a tutti gli studenti che desiderino particolarmente di rendersi benevoli i loro professori.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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