Nel medesimo tempo spedimmo Alfredo e lo Sforza in Piemonte con espressa commissione di abboccarsi coi Comitati provinciali o coi capi di propaganda nelle città secondarie più importanti, e di far loro queste domande: "Siete pronti? Se no; quando credete di essere?" e di riportare tali e quali le loro risposte.
Sebbene i due viaggiatori, per guadagnar tempo, si dividessero le parti, spesero nel loro giro la maggior parte del mese di febbraio: ma il risultato, mi duole il dirlo, fu lontano dal corrispondere alla nostra aspettazione. Pochi risposero in modo certo a quelle due domande; i più dei Comitati e dei capi messi alle strette di rispondere categoricamente, avevano chiesto tempo, senza assegnare alcun termine.
Nelle strette in cui eravamo, c'era impossibile rimanere in quello stato d'incertezza. Perciò domandammo e ottenemmo facilmente che il Comitato dirigente mandasse una circolare per convocare un'assemblea generale di delegati dell'associazione; la quale doveva tenersi a Locarno, città svizzera sul Lago Maggiore, il 20 del prossimo marzo; ma qualche difficoltà particolare la fece differire fino all'ultima settimana del mese. Cesare doveva rappresentare il Comitato di Genova.
I delegati convennero in buon numero al luogo e al tempo designati: non mancò il rappresentante di una sola delle grandi città; e alcune anche ne spedirono parecchi. Delle città minori quasi un quarto mancò. V'erano alcuni delegati anche della Lombardia, e alcuni emigrati lombardi e piemontesi. L'assemblea elesse per suo presidente un piemontese, emigrato del 1821, un vecchio assai autorevole, e tenne due sedute, nelle quali si discussero queste tre proposte:
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Alfredo Sforza Piemonte Comitati Comitati Comitato Locarno Lago Maggiore Comitato Genova Lombardia
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