In questo ecco giungere, col sorriso sulle labbra e col cappello in mano, il mio persecutore, il maresciallo d'alloggio; il quale disse d'esser venuto a congratularsi con me della mia salvezza, e chiedermi scusa della parte spiacevole che aveva dovuto fare per debito del suo ufficio, e chiuse il discorso chiedendomi di barattargli in tant'oro duecento lire d'argento. Lo feci senza difficoltà; ma cominciai a temere d'essere privato di tutto il mio oro, quando vennero due altri impiegati del governo a chiedermi lo stesso favore.
Fenouil mi dette la spiegazione di questa un po' strana bramosia d'oro degli impiegati di Pont Saint Laurent, e che io ho affatto dimenticata. Per fortuna l'arrivo della diligenza pose termine a questa nuova specie di commercio.
Il mio compagno scrisse col lapis in un pezzo di carta: - Fenouil Pietro, capo doganiere della brigata di Saint Laurent, Varo. - "Se un povero doganiere può mai esservi utile in qualche cosa" cominciò a dire porgendomi il pezzo di carta, ma non poté andare avanti. Io gli strinsi la mano, tutto commosso della sua sincera bontà, che non potei parlare. "Addio, addio!" e la diligenza si mosse.
Dio ti benedica, povero doganiere! Poiché il tuo cuore avrebbe fatto onore a un maresciallo di Francia. Il tuo autografo è per me più prezioso di quello dei più celebri personaggi d'Europa, e lo conserverò religiosamente fino al termine della vita.
Ad Antibo potei avere delle calze e una giubba, grazie alla bontà della padrona dell'Hôtel de la Poste, che mi trattò come un figliuolo.
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