Ma la mia gioia fu presto scemata, vedendo l'aspetto di Fantasio terribilmente cambiato. Era pallido, emaciato, contraffatto, insomma, l'ombra di sé stesso.
Che cos'hai?
diss'io "tu mi sembri malato".
Oh niente affatto!
balbettò egli "sono stato molto inquieto sul conto tuo e di...". E si arrestò. Io pure non avevo il coraggio di parlare.
Finalmente domandai: "Ci sono cattive nuove di casa?".
Fantasio si provò a rispondere, ma non poté, e si volse altrove.
Per amor del cielo!
esclamai "non ti provare ad ingannarmi: dimmi che cosa è accaduto. Ce...sare?".
Si coperse la faccia, e si mise a singhiozzare fortemente.
Compresi tutto. Gran Dio! Cesare non era più.
NOTA DELL'EDITORE
Il presentimento di Lorenzo sul destino di suo fratello pur troppo si avverò. Né fu Cesare, tra le conoscenze del lettore, la sola vittima. Il povero Sforza fu fucilato; i due compagni di Vittorio, uno dei quali il Miglio, furono anch'essi fucilati; il Vadoni fu condannato all'ergastolo; Lazzarino a dieci anni di prigionia in una fortezza.
Il mistero in cui era avvolto il destino di Vittorio non si svelò che alcuni mesi dopo, quando si venne a sapere che era prigioniero di Bologna. Ecco come andò la cosa. La mattina del giorno innanzi a quello dell'arresto dei principali cospiratori, Vittorio fu fatto chiamare dal suo Colonnello, e quando men se l'aspettava, fu arrestato, cacciato a forza in un legno di posta e spedito sotto scorta sino alla frontiera degli Stati pontifici, di cui era nativo. Con questo processo sbrigativo e in apparenza rigoroso era riuscito al bravo Colonnello di salvare, senza troppo compromettersi, almeno la vita del suo giovane sottoposto, al quale aveva avuto sempre, come era noto, uno speciale riguardo.
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