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      PREFAZIONEDEL TRADUTTORE
     
      Per chi sa ottimamente il Latino, sarà senza alcun dubbio assai meglio di leggere questo divino autore nel testo. Per chi nulla o poco lo sa, e desidera pur di conoscerne non solamente i fatti narrati, ma anche lo stile, la brevità, l'eleganza, il meno peggio sarà di cercarsi quel traduttore che dal testo si verrà meno a scostare, senza pure aver faccia di servilità. Ogni traduttore, che ne ha durata la pena, si crederà d'esser quello, bench'egli nol dica. Io, non più modesto, ma più sincero d'un altro, non nasconderò al lettore questa mia segreta compiacenza, di essere, o di tenermi, pur quello. E certo, se non credessi io questa mia traduzione o migliore, o men cattiva che dir si voglia, delle finora conosciute, con tanta cura non mi porrei a ricopiarla. Confessandolo dunque co' fatti, non mi vergognerò però di anche confessarlo co' detti. Io da giovinetto induceami ad intraprenderla, sì pel trasporto che mi cagionava l'autore, sì per la necessità che forte incalzavami, di meglio imparar l'Italiano per poterlo poi scrivere, ed il Latino per francamente poi leggerlo: studj, entrambi da me pur troppo obbliati, e trascurati nell'adolescenza. Successivamente poi, con molti anni d'intervallo, la sono andata limando, e rettificando, finchè a me e ad alcuni amici dottissimi paresse cosa leggibile. Bench'io debolissimo latinante mi conosca, e non mi ardisca francare della taccia che da molti eruditi mi verrà forse data in più luoghi, del non aver ben inteso l'autore; mi confido pure, in risarcimento di tanti svantaggi, nel suffragio di quei pochi che le bellezze sentendone veramente, troveranno pure che io alcune volte inteso non l'abbia, ma però sempre sentito.


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C. Crispo Sallustio tradotto da Vittorio Alfieri
di Gaius Sallustius Crispus
1807, pagine 161

   





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