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      Monsignor Colangelo riferendo al ministro non obbliò di dire che io era quel desso già proposto da lui: quell’eccellente uomo del Puoti mi abbracciò e mi diede molti suoi consigli di cui pur troppo abbisognavo; e la duchessa come mi rivide: “Vi saluto, professore: la sposerete ora.” “Certamente.” “E quando l’avrete sposata, ricordatevi che voglio vederla.”
      Il giorno 8 ottobre di quell’anno 1835 io tolsi in moglie la mia diletta la quale era nata il 12 febbraio 1818. I suoi vecchi e buoni genitori me la diedero piangendo e dicendo: “Noi vi diamo la consolazione e l’augurio della casa nostra. Iddio vi benedica tutti e due”. Le nozze furono ben modeste: eravamo tutti e due giovani, e ci amavamo l’un l’altro, ed amore che era tutto per noi ci abbelliva e riempiva la vita.
      Un mese dopo, nel novembre del 1835, mi messi in viaggio con la mia Gigia, coi miei fratelli e la sorella, avendo già pronta la prolusione da recitare; e dopo nove giorni che ci vollero a percorrere in un carrozzone dugentocinquanta miglia, finalmente giungemmo in Catanzaro.
      X - CatanzaroIo le voglio un gran bene a quella città di Catanzaro, e piacevolmente mi ricordo sempre di tante persone che vi ho conosciute piene di cuore e di cortesia, ingegnose, amabili, ospitali. La città è sita sovra un monte in mezzo della Calabria: dietro le spalle le van sorgendo altri monti sino alla gran giogaia della Sila, che di verno si vede coperta di neve, e su la neve sorgono nereggianti i pini: dinanzi le sta un vastissimo terreno ondulato di colline che sono sparse di giardini, di orti, di case, di vigne, di oliveti, d’aranceti, e di pascoli dove biancheggiano armenti: e tutto quel terreno si curva in arco sul mare Ionio che tra i capi Rizzuto e Badolato forma il golfo di Squillace.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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