Pagina (137/301)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Passò in tal guisa senz'essere conosciuto le due prime porte e la prima scala; e se avesse potuto egualmente superare la seconda, era salvo; ma un Romano lo trattenne avanti all'ultima porta, e presolo pel braccio, gli disse: ove vai tu?
      Cola fermato non cercò più di nascondersi. Gettò le coperte che aveva sul capo, e dichiarò di essere il tribuno. Fu allora condotto fino in fondo alla seconda scala del Campidoglio, avanti al Leone di porfido egizio. Colà egli medesimo costumava di far leggere le sentenze di condanna. Tra i forsennati che lo circondavano, niuno osava toccarlo, un profondo silenzio era succeduto alle furibonde grida, ed egli colle braccia incrocicchiate sul petto aspettava la decisione della sua sorte. Bentosto alzò gli occhi, e girando lo sguardo sulla moltitudine disponevasi ad approfittare del silenzio del popolo per arringarlo, quando Cecco del Vecchio, un artigiano che gli stava al fianco, temendo gli effetti della sua eloquenza, gl'immerse il suo stocco nel ventre. Allora tutti coloro che gli erano vicini s'affrettarono a percuoterlo, ed il suo capo fu separato dal corpo, che coperto di ferite venne strascinato per la città, ed appeso presso san Marcello all'uncino d'un macellajo286.
      Così morì un uomo, che due volte rialzò la gloria del nome romano, e due volte fu sagrificato dal popolo, cui aveva consacrata la propria esistenza.
     
     
     
      CAPITOLO XLIII.
     
      Morte dell'arvicescovo Visconti. - Carlo IV in Italia. - Tratta con Firenze; distrugge a Siena il governo dei nove, ed a Pisa quello dei Bergolini.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





Romano Campidoglio Leone Cecco Vecchio Marcello Visconti Italia Firenze Siena Pisa Bergolini