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      I Pisani avevano imprigionato Paffetta, conte di Monte Scudajo, l'autore della ruina e della morte dei Gambacorti, facendolo custodire nella fortezza di Lucca, ed avevano esiliati alcuni de' suoi partigiani. Ma nell'istesso tempo avevano riconfermato l'esilio del rimanente della famiglia Gambacorti che si era domiciliata in Firenze; e non perdevano occasione di far conoscere quanto il partito dominante de' Raspanti fosse attaccato al partito ghibellino. Tutti gli abitanti de' castelli posti ai confini dello stato fiorentino, che in altri tempi avevano dato prove di zelo contro i Guelfi, erano sicuri d'essere favorevolmente accolti dal governo di Pisa. Venivano spesso segretamente eccitati a distinguersi con qualche ardito tentativo in vantaggio della loro fazione, ed alcuni Ghibellini di Sorana, castello di Val di Nievole, situato quattro miglia sopra Pescia, cedendo a queste sollicitazioni, abbandonarono la loro fortezza ad alcuni soldati pisani, i quali pochi giorni prima che ciò accadesse erano stati licenziati dalla signoria di Pisa, affinchè i Fiorentini non potessero incolparla di questa ostilità. I soldati avevano preso possesso di Sorana in loro proprio nome, e di là questi banditi infestavano coi loro ladronecci tutta la Val di Nievole, e cercavano di sollevare questa provincia455.
      Il governo di Pisa dichiarò a quello di Firenze di non avere avuta veruna parte nella presa di Sorana, e ch'egli non proteggerebbe i banditi che occupavano quel castello; ma in pari tempo offesero i Fiorentini in un modo più diretto, sebbene meno grave.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo VI
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1818 pagine 301

   





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