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      Il clero lombardo dimostrò sentimenti eminentemente liberali, e si prestò come ogni altro cittadino in que' supremi bisogni della patria. Ciò valga a sbugiardare coloro che gridan la croce contro il clero in genere, senza distinzione di reazionarii e di veri ministri di Dio. Ci basti citare alcuni nomi di questi per suffragare la nostra asserzione. Giovanni Besesti, coadjutore nella parrochia di S. Calimero, animava i combattenti alla pugna e raccoglieva i feriti nei luoghi ove più accanita disputavasi la lotta di sangue. Giuseppe Volonteri, cappellano di S. Celso, ajutò a scacciare i Croati dalla caserma di S. Apollinare. L'abate Malvezzi non curò i pericoli delle fucilate nel soccorrere i feriti e nel sorvegliar la costruzione delle barricate. Il canonico Vimercati ed i sacerdoti Groppetti, Airoldi, Zerbi, Marcionni, Mauri, Bianchi e molti altri condivisero col popolo la difesa delle barricate. I sacerdoti Carlo Ferrario, Lorenzo Denna e Ambrogio Decio consacraronsi a ricoverare le famiglie fuggenti dalle case devastate dal cannone tedesco, ed a provvederle di pane. Il sacerdote Lattuada si consacrò alla cura de' feriti. Nella contrada di S. Romano, allorchè gli Austriaci s'accinsero ad atterrare le porte di casa Tinelli, un canonico di S. Babila fece schioppettate contro i militari, uccise l'ufficiale che li comandava e li obbligò a ritirarsi. I seminaristi risposero all'appello della patria col trasportare in strada i loro letti, cassettoni, orinaliere ed ogni altro mobile, costruendo fortissime barricate al largo di Porta Orientale, e ponendovisi poscia a difenderle.


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Storia delle cinque gloriose giornate di Milano nel 1848
Antonio Vismara
di Editore Pagnoni Milano
1873
pagine 141

   





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