Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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     Tornato a Parigi vi restò ancora qualche altro anno; ma durante questa sua nuova dimora, mutati i tempi e con la opinione pubblica a noi avversa, pur tenendo sempre alta la sua dignità di italiano e di artista, non si occupò più di politica militante; vi visse con prudenza e così poté ligare nuovamente a sé i vecchi ed illustri amici di un tempo.
     Abbandonata nel 1894 definitivamente la Capitale della Francia, dove aveva trascorsi gli anni più belli della sua vita ed era stata per lui il campo di tanti trionfi, si ritirò a Milano, e in questa Città, amato ed onorato, prese stabile dimora negli ultimi anni di sua vita. (28)

Rossini.

     Come già fu notato dal suo arrivo a Parigi fino alla morte dell'insigne Maestro, egli visse nella familiare intimità di Gioacchino Rossini, che molto lo stimò e lo tenne sempre carissimo. Lasciando da parte il giudizio, che come uomo e cittadino dette di Rossini Gaetano Braga, giudizio forse imparziale e giusto, ma che non giova qui ripetere, vogliamo in luogo rendere noto quanto sul-l'artista egli scrisse e riferire alcuni singolari aneddoti, che mettono in luce la vita, l'indole ed il carattere del sommo Pesarese. Ecco che cosa scrive G. Braga:
     “Rossini fu grande ammiratore di Cimarosa, che egli chiama il Padre e l'inventore della Musica buffa napoletana".
     “Intorno al silenzio musicale di Rossini, molto si è detto e scritto: dal 1829 fino alla sua morte, 1868, non compose che qualche romanza e pezzi per pianoforte, e la petite Messe, come egli la chiamava, e non Messe solennelle, come la sua seconda moglie la fece intitolare. Rossini, quando nel 1829 pubblicò il Guglielmo Tell, guardò il mondo musicale di allora, specialmente per quanto si riferisce alla musica da teatro, e vide che nessuno aveva immaginato di adoperare certi accordi e certe transazioni, che dettero un nuovo impulso a delle forme, che, anche oggi, non solo si sostengono, ma fanno delirare di piacere il pubblico, come p. e. il terzetto del 2° atto dello stesso Guglielmo Tell, che riudii a Palermo da Tamagno e che nella frase: il Padre mi malediva, mi fece piangere. Le Amministrazioni delle Accademie di musica di allora, dopo poche rappresentazioni, davano come lever de rideau i soli due primi atti, e dopo de' balli.

(28) A Parigi, fin dal 1881, aveva ricevuto il diploma di Gran Polentone del Regno della Polenta, colà fondato dagli artisti italiani più illustri "per avere interessato e rallegrato il Regno intero col suo magico violoncello, autorizzandolo a portare la mescola adatta al suo grado. Il diploma, che riproduciamo, porta le firme di Jacopo Caponi (Folchetto) e di Giuseppe Palizzi, suo carissimo amico.