— i?4 — CAPITOLO V.
LE DISAVVENTURE.
La Ci Uà di Federico , di pari di ogni altra terra d' Italia , ebbe a patire mutamenti di fortuna e piraterie di ogni maniera ; ma sarà sempre venerando il paese , che fra V ire degli elementi e degli uomini serberà come Aquila esempi di generose virtudi. — E davvero ; era corso un secolo appena di una pace tranquilla ( dietro la sua edificazione ), quando Braccio da Montone: quel Braccio venuto sì formidabile per le sue stragi e rapine , non pago di essersi reso padrone di Perugia , di Assisi e di Todi , città possenti in Italia , nel 7 Maggio , anno di nostra Redenzione i4?3 , si mosse per la volta di Aquila sotto le divise di gran Contestabile e Viceré della nostra Provincia. Ma scopertosi l'inganno dagli Aquilani , con aperto niego risposero ( qui soggiunge lo storico Bernardino Cirillo ) » che non intendevano di ammetter dentro la » Città gente di sorle alcuna sino a tanto , che » non fosse la lor Reina ( Giovanna II ) rc-» stiluila alla sua intiera libertà, e che non fos-sero le cose terminate fra il Re Alfooso e » Luigi d' Angiò , o che le cose del regno nou >3 fossero in qualsivoglia modo stabilite ». Sdegnato Braccio oltremodo di una simile risposta i fece sì che le sue geliti occupassero vali casti-ll, delle nostre circostanze , ed iu Pizzoli pose suo iieciimpamento ; laddove giuiò strage ed estermi-t»io alla città di Aquila. Nè punto si liste da tale pravo diseguo ; mentre veuuto a vista della città medesima in un con quattro mila cavalli e
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