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di questa prigionia era ( trovo scritto negli An-nali di B. Cirillo ) »> ehi* il Piiuci,>e voleva T iti-» trro pagamento dei cento veni ita ila scudi del m taglione, ch'era impossibile ,>oter trovargli, e v per più rigore minacciava di voler far troncar » teste c far saccheggiare la città ». Imperinolo costretti gli Aquilani a purgar le colpe di pochi , con permissione del Papa , venderono gli ori e gli argenti dedicati al culto Divino ; una con le preziosissime urne di argento in dove si custodivano i sacri corpi di S. Bernardino , dono già di Lodovico XI Re di Francia , e di S. Pietro Celestino, elle parimenti Filiberto ehbe predata a man salva. Però non giungendo il ritratto a pagar 1' intiera somma , per nostro peggiore si aggiunse 1' astuzia di due mercanti Tedeschi , i quali si offersero di sborzar l'avanzo della taglia a condizione che loro si veud<»sse a vii prezzo il futuro ricoito del zafferàue ; sicché videsi ben tosto ascendere In somma a quattrocento mila ducati. — Di questa famosa irruzione poi vive la memoria nella Storia del Guicciardini Libro decimonono.
Ma più dà raccordare. — Gravissimo danno soffrì sotto-il governo Vice-regnale , allora quando dal i63t al f634 sì couvenne estrarle dal regno cento milioni di ducati e di buona e provata moneta. -- Nel 1647 ? dietro quel pur troppo noto sollevaménto del popolo Napoletano , alla cui testa Tommaso A niello , accinto i lombi di fortezza cancellava la legge delle gabelle ; avendone preso ragione le città tutte del Regno, in Aquila non che nella provincia intiera vi furono cousimili tumulti popolari , che costarono tanto e di beni , e di ouore di vita a chi