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Artisti Abruzzesi
Pittori Scultori Architetti Maestri di Musica Fonditori Cesellatori Figuli dagli antichi a' moderni. NOTIZIE E DOCUMENTI
Vincenzo Bindi
Arnaldo Forni Editore, 1883, pagine 300

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a cura di Federico Adamoli

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   loro zio materno, sacerdote di specchiati costumi, di modesta vita e di ottima fama. Ambi questi fratelli, per conformità di tempera e per severa educazione, furono sempre adulti, né conobbero le fasi delle successive età: saggi, attenti allo studio, modesti, raccolti, amanti sempre della compagnia de' più anziani, tenaci emulatori delle severe virtù. Costanzo però, dotato di tempera più sensibile, d'ingegno più vivace, e spinto assai per tempo da forte tendenza alla coltura delle arti belle, volse l'animo alla pittura ; e fu per lui gran ventura che, mentre ne attingeva i principii da Marco Caprinozzi allievo di Pietro Bianchi, discendente dalla scuola de' Caracci, visse in un tempo in cui le arti nostre per opera di Raffaele Mengs, di Winkelmaun e di d'Angincourt subivano un'utile riforma (1). Lo studio dantico e del vero, dopo i traviamenti e le pazzie degli artisti precedenti, divenne necessità universale ; la filosofia e le lettere dettero la mano all'arte, e l'Angelini fu tra i primi zelatori di questi santi principii, ed i suoi studi, ed i lavori di nudo ne' Musei di Roma occupavano il primo posto insieme a'David, a'Girodet, a' Da-vigny, a'Sabatelli, a'Benvenuti ed a'Camuccini, de' quali visse fami-gliarissimo, tenendo sempre alto il decoro delli arte italiana, anche prima che salisse in fama quel miracolo dell'arte scultoria, Antonio Canova. E fu si estesa la sua riputazione nel ritrarre 1' antico con esattezza, con sentimento e con scrupolosità mirabile, che volendosi in Roma dare esemplari per lo studio delle arti, giusta la introdotta riforma, esemplari tolti dalle più perfette statue antiche, l'Angelini fupres.elto a ritrarle in disegno, Giovanni Volpato e Raffaele Morghen ad inciderle. Ed in tal modo questi esemplari che rappren-tavano 1' Apollo del Belvedere, il Laocoonte, il Gladiatore, l'Ercole Farnese, e gli altri capi d'opera dovuti al sovrano ingegno greco, divennero modello universale.
   Chiamato in seguito a Napoli, ove grande era la fama del nome suo, dal celebre cav. Hamilton, disegnò ed incise meravigliosamente la bella collezione de'vasi etruschi da costui posseduta. Rimase cosi per sempre in Napoli, con grande ventura delle arti nostre; e datosi alle Accademie, antico campo di gloria ne'suoi verdi anni, onorato e sicuro asilo nelle avversità della sua vita, prese parte all'in-
   (1) V. il mio libro. —La Coltura Artistica nelle Provincie Meridionali d'Italia dal IV al XVIII secolo. Napoli 1878.