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Artisti Abruzzesi
Pittori Scultori Architetti Maestri di Musica Fonditori Cesellatori Figuli dagli antichi a' moderni. NOTIZIE E DOCUMENTI
Vincenzo Bindi
Arnaldo Forni Editore, 1883, pagine 300
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una scuola, nella quale disegnando con amore, e modellando, ad ammaestramento de'giovani, bellissime Accademie, concorsero non pochi allievi, che fecero onore al maestro. Il Pascoli, nella vita che scrisse del Buonocore, narra il seguente istruttivo anneddoto. « Ebbe una volta che dir con uno, perché non mancano mai prosuntuosi, per la positura del modello, che pretendeva di dargli diversa attitudine di quella che gli era data da lui. E vedendo questi che ella era sforzata, gli disse che non poteva stare, e che stava meglio nel modo che ei l'aveva aggiustato. Ma piccato altamente lo scolare, e volendo sostenere l'impegno preso, parlò al maestro assai risentito, e senza il rispetto che gli si doveva. Di che egli per nulla alterato, quando forse ogni altro l'avrebbe mandato fuori di scuola, non facendone alcun conto gli replicò solo, che si stupiva di aver presso di lui cosi poco concetto. E dubitando d'aver forse torto, e di potersi essere ingannato, soggiunse, che prima che si stabilisse la positura voleva sapere dagli astanti qual delle due fosse più naturale e più propria. Itosi perciò d'intorno intorno per ricercare ognuno del parere, tutti s'unirono al suo, e riprovarono l'altro dello scolaro, senza veruna minima discrepanza. Né mancò chi lo tacciasse ad alta voce di temerario e petulante, e che non ammirasse la contraria modestia e sofferenza; tantoché, accortosi del mancamento, ne commise altro peggiore, poiché invece di far le scuse e di confessarlo, parti pieno d'ira e di furore senza riflettere, che niente più della confessione del fallo e del far le scuse all'offeso ne lava e cancella la macchia. Risero tutti quando lo videro in siffatta guisa partire, e Giambattista, senza punto scomporsi, più degli altrir Ed aggiustato il modello a gusto suo, prese il maritatojo e la cartella, e cominciò ognuno secondo il solito delle altre sere a disegnare. Ma lo scolare o che da sé pensasse a ciò che aveva fatto, o che gli fosse insinuato da qualche altro, andò* indi a pochi giorni a domandargli perdono, pregandolo a compatire il trascorso non meno che la tardanza, e a volerlo ripigliare nella scuola per segno di avergli perdonato. Al che Giambattista rispose, che essendo partito da sé senza che alcuno lo avesse cacciato, poteva pur tornare, quando avesse voluto. E che le parole pungenti delle meretrici e de'ragazzi non arrivando mai a passar la camicia, egli non s'era dalle sue ueppur per ombra sentito toccar la pelle. Spiacevagli bensi lo scandalo ed ii cattivo esempio, che poteva aver dato agli scolari, e dubitando di qualche