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Artisti Abruzzesi
Pittori Scultori Architetti Maestri di Musica Fonditori Cesellatori Figuli dagli antichi a' moderni. NOTIZIE E DOCUMENTI
Vincenzo Bindi
Arnaldo Forni Editore, 1883, pagine 300

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a cura di Federico Adamoli

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   Lucci d'Isola del Gran Sasso, e poscia il celebre Francesco Ga-leazzi torinese, matematico egregio e professore di contrappunto.
   Ma il Falchini era nato per le arti del disegno, e mostrò la perizia acquistata, eseguendo lodati ritratti. Ma dove il nostro artista dette prova di tutto il suo ingegno, che non comune aveva da natura sortito, fu nella pittura in ismalto sul rame e sull'oro, arte in Italia poco conosciuta e pochissimo coltivata, e nelle quale raggiunse somma perfezione senza veruno aiuto di maestri. Da sè solo preparava tutti i colori, meno il turchino, meravigliosi per freschezza, lucidezza, e trasparenza: per la porpora servivasi dell'oro puro di zecchino. Tra le opere che egli condusse, ricorderemo una copia della Trasfigurazione di Raffaello, in varie dimensioni, di una delle quali fece dono al medico Spera di Bellante, mentre l'altra, in figure microscopiche, venuta nelle mani di un tal Camillo de Angelis, andò smarrita con grave danno dell'arte.
   Seppe congiungere il Falchini al bello ingegno , cuore gentile e grande fermezza di propositi. Si racconta, che nell'eseguire le sue minutissime miniature egli adoperava di una grossa lente per l'ingrandimento degli oggetti; ma essendosi questa rotta, egli da sé solo assunse l'impegno di formare delle piccole e grosse lenti, con pulitura ed imbrunitura perfetta; ed in mancanza di opportuni cristalli di fabbrica, egli servivasi di fondi di bottiglie e di bicchieri, e spesso de' frantumi di antichi e grossi specchi. Giunse pure a dare al rame la lucidezza ed il colore dell'argento, non solamente nella superfìcie, ma nella massa stessa del metallo: compose quella sostanza, che dicesi Venturina, e che comunemente usasi nelle scatole da tabacco; ma non potè ottenere il suo intento, ed in luogo formò una vernice dal colore dell'argento, che avrebbe potuto adoperarsi con ottimo successo nelle majoliche. Ma le sue opere, e la memoria de'generosi tentativi fatti per migliorare l'arte dello smalto e delle vernici, andarono miseramente perduti per essere egli morto a S. Benedetto del Tronto, lontano dalla famiglia, dagli amici e dalla patria, abbandonato alle cure di una vecchia domestica.
   Un suo ritratto è custodito con gelosa cura dal Signor Nardi, che ha ereditato la maggior parte de'beni della famiglia Falchini: il signor Carlo Scarselli di Montorio conservava alcuni saggi delle varie opere da lui condotte in ismalto.