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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO IX. Regime.
   Le sorgenti del Tavo rappresentano appena alcune e non fra le principali, delle tante manifestazioni idriche che dipendono dalla catena del Gran Sasso d'Italia, sparse più preponderantemente nel bacino dell'Aterno Pescara, lo studio delle quali fu presentato nel volume '27° delle presenti Memorie, ove, dopo un rapido esame dell'idrologia generale di quel complesso di monti, si riconobbe che lo svolgimento completo dell'argomento non poteva farsi senza la conoscenza di tutte le scaturigini che si trovano negli altri bacini adiacenti.
   Uno di essi è questo del Tavo ed il secondo ed ultimo, quello del contiguo Vomano, nel quale numerose polle si riscontrano. Quindi occorre per esaurire il compito, esaminare prima ambidue questi bacini e poi riprendere l'analisi di tutto il massiccio montuoso.
   E siccome pure lo studio del Vomano fa parte del presente volume, anzi fa seguito al Salino, cosi l'analisi completa del regime della catena del Gran Sasso d'Italia allora solo potrà farsi, quando avremo riportato tutte le notizie sulle acque perenni dei predetti due tinnii.
   Conviene quindi limitarci per ora, onde siano evitate in seguito inutili ripetizioni, a pochi cenni sulla più probabile origine delle grosse sorgenti che scaturiscono nel Tavo , ricercando solamente quali parti della catena in esse riversano le loro acque sotterranee.
   Premettiamo che, da quanto di già abbiamo dimostrato, sulla catena del Gran Sasso la precipitazione in forma di pioggia e di neve è più abbondante nel versante settentrionale, che in quello meridionale e cosi pure più in quello orientale che in quello occidentale-, e che nel primo e nel terzo è maggiore di min. 15IX), nelle zone poste a (piote superiori ai m. 500.
   Quindi trovandosi tutta quella parte del bacino del Tavo che sta sopra le sue sorgenti a quota di oltre m. 700, si può senza alcun dubbio assegnarle una media precipitazione annua di mm. 1600, riservando quella di nini. 1700 per la media generale di tutto il versante adriatico del Gran Sasso medesimo.
   Sapendo poi quanto energico sia l'assorbimento nei calcari permeabilissimi, tale da superare i tre quarti della pioggia (o neve) caduta, deve pure ammettersi che l'altezza d'acqua tolta annualmente alla circolazione esterna sia almeno di mm. 1200.
   Risultando d'altra parte che la portata media complessiva dello sorgenti Mortaro e Vitello d'Oro e delle acque subalvee a loro prossime, è di rn3 1.200, in cifre rotonde, no consegue che alla sua alimentazione occorrono appena krna 31.5 di roccie permeabilissime; e siccome queste occupano nel bacino km8 120 circa, dei quali 36 a valle del Campo Imperatore, subito si scorge come non solo nessuna zona esterna concorra nel Tavo, ma come la regione occupata dai grandi avvallamenti ili Pietranzoni e di Campo Imperatore (tossa liberamente, anzi debba riversare le sue acque sotterranee in altro bacino, ossia in quello del Tirino, come dimostrammo nel già citato volume 27 (Aterno-Pescara).
   La ripartizione dei tributi sotterranei non avviene però, secondo la conligurazione ed i limiti orografici esterni, i quali non hanno relazione con gli assi delle grandi ondulazioni interne delle formazioni geologiche, ma piuttosto segue l'andamento di queste medesime ondulazioni.
   Il Tavo avendo l'alta valle, detta Continola, intagliata profondamente nell'ultima propaggine della catena del Gran Sasso, quella che staccandosi dal monte Camicia segue .-ui monti Siella,