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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO I. Orografìa.
   Nel bacino che imprendiamo a descrivere sono compresi i più alti monti dell'Italia centrale o, meglio ancora, di tutto l'Appennino, poiché del più maestoso gruppo di questo, il Gran Sasso d'Italia, vi è racchiuso il nucleo principale e i picchi più elevati della rimanente catena gli formano confine.
   Né solamente sulla parte del bacino che si eleva sul Gran Sasso dominano le alte vette, ma abbondano pur sull'altra, ove si ergono superbi monti che con quello nulla hanno di comune e neppur formano sistemi speciali, restando quale isolate cuspidi, in mezzo ad una regione eccezionalmente montuosa.
   Con simili condizioni orografiche parrebbe di già che il bacino dovesse essere ricco di quelle copiose scaturigini che ordinariamente circondano le grandi catene, specialmente quando queste sono con prevalenza costituite da formazioni calcaree. Invece poche sorgenti vi hanno sede, con portata assai inferiore a quella che comporterebbe la superfìcie che le sovrasta e che minore ancora appare in confronto alle grosse polle dei contigui bacini, le quali dimostrano di richiamare a sé parte dell'acqua sotterranea.
   Due caratteri speciali si appalesano adunque, alti a rendere interessante il bacino del Yoniano, ed essi richiedono di essere rilevati in modo chiaro onde facilmente si comprendano i fenomeni idrologici che ne dipendono, il che si otterrà presentando una descrizione orografica abbastanza particolareggiata della regione acquifera e tratteggiandone dopo la costituzione geologica.
   Converrà però delineare prima l'andamento degli spartiacque, e poi descrivere l'aspetto generale del bacino. E perciò svolgiamo ora la prima parte, indicando le vette sulle quali passa la linea di confine, riservando la seconda a più tardi, potendo essa più convenientemente figurare nella descrizione geologica che segue questa orografica.
   Per cominciare notiamo che il Gran Sasso d'Italia propriamente detto, cioè il monte Corno ed il piccolo Corno, che ne t'orinano il nucleo principale, ed il monte d'Intermesole, col monte Corvo, chi' ne sono la vera propaggine all'ovest, non costituisce conline, trovandosi piuttosto lontano da questo, il quale invece passa sopra quella lunga catena di monti, più all'est, appena staccata dal gruppo centrale per mezzo del Vado di Corno e che ne segna il proseguimento.
   Il primo ramo del Vomano, quello che nei Cenni generali abbiamo designato quale origine del fiume, proviene dal monte San Franco, che è bensì l'ultimo contrafforte del Gran Sasso, non però del nucleo centrale predetto, ma di quell'altra catena che spingendosi all'est, toccato il Pizzo di Ca-marda ed il monte Portella, continua fuori del bacino, formando come una lunga barriera avanzata e parallela al Gran Sasso medesimo. Dal detto monte San Franco perciò incominciamo ad indicare l'andamento dello spartiacque, seguendolo sulla sponda destra prima e poi su quella sinistra.
   Al San Franco (m. 2135), succede il monte Ienca (111. 220S) e subito dopo il Pizzo di Camarda im.2332) e la cima delle Malecoste (m. 2447), che stanno di fronte ed a sud del monte Corvo (m 2626), il quale collTntennesole (m. 2646), il Corno (ni. 2914) ed il piccolo Corno (in. 2637), forma, come abbiamo detto, il nucleo centrale della catena del (ìran Sasso d'Italia.
   Fra il Malecoste ed il Corvo poi, uniti da un'aspra serra, nasce quell'altro ramo del Vomano, che