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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO II. Geologia
   Nello stesso modo come nel bacino del Sangro, cosi in questo del Vomano si presentano non solo due diversi caratteri orografici, uno dato dagli alti monti e l'altro dalla regione delle colline, distinti fra di loro e senza transizioni, con brusco passaggio dal primo al secondo, ma benanco vi si delineano due aspetti geologici nettamente separati per l'età delle formazioni e per la natura delle roccie; il primo, particolare alla catena ilei Gran Sasso d'Italia e dai suoi contrafforti, caratterizzato dalli' formazioni calcaree, le quali appartengono al nummnlitico ed ai piani sottostanti, (ini a raggiungere il trias; il secondo che si svolge nel rimanente del bacino, contraddistinto dalle roccie arenaceo-argillose. tutte ili epoca posteriore al nummnlitico.
   La speciale posizione delle due distinte classi di formazioni geologiche, cosi ben separate fra loro, lascia scorgere in qual modo ne avvenne l'emersione e quali furono i grandiosi fenomeni che provocarono l'attuale configurazione di questa parte dell'Appennino.
   Onesti vorremmo noi descrivere alquanto minutamente, ben consentendolo l'argomento, ma noi facciamo completamente ora, per averne già indicate le fasi principali tratteggiando il bacino del limne Aterno (voi. 27 di lli' presenti Memorie); e per doverne di nuovo parlare fra breve, quando descriveremo il bacino del Tronto, nel quale è inclusa la catena dei monti Sibillini, la quale, con successivi movimenti in senso diverso concorse con quella del Gran Sasso a turbare la regolarità stratigrafica delle formazioni recenti che si deponevano fra i due sistemi di monti.
   Pochi cenni adunque presentiamo, limitandoli alle vicende che ebbe a subire il Gran Sasso d'Italia ed agli sconvolgimenti che ne furono l'immediata conseguenza, propagatisi alle regioni circostanti.
   Quel gran complesso di monti, che dal San Franco va alla Guardiola, sul Tavo, con un nucleo centrale ben definito, formato dal grande e dal piccolo Corno, dall'Intermesole e dal Corvo, che costituivano di già un solo massiccio, era emerso prima ancora della formazione del macigno eocenico. Sommerso di nuovo parzialmente poi. rappresentò in seguito uno dei vari centri dell'ultimo sollevamento appenninico, che diede all'Italia peninsulare l'ossatura presente. Questo movimento lentissimo, ma ili lun^a durata, tanto che risultò grande negli effetti, non fu sincrono in tutta la regione interessata e sembra abbia proceduto secondo linee variamente dirette, separate da larghe zone inerti, sconvolte però egualmente per le contropressioni che in esse si propagarono.
   Anzi, considerando il fenomeno su maggiore estensione, parrebbe che il sollevamento fosse avvenuto progressivamente lungo una grande linea parallela all'asse della penisola, nella formazione calcarea, con alcuni centri di successiva e piò intensa energia e con molte lincee secondarie, normali, o meglio trasversali alla prima, che rappresentano le propaggini della suddetta formazione calcarea.
   Xe risultarono perciò poche, ma estese ondulazioni lungo l'asse del sollevamento e molti brevi avvallamenti od increspature trasversali, che costituirono in ultimo la sede dei numerosi fiumi del versante adriatico, quasi fra loro paralleli.
   Questo modo di manifestarsi di quei grandi movimenti, oltre che dall'orografia di questa parte della penisola, si riconosce dall'inclinazione degli strati delle roccie terziarie, posteriori al num-mulitico, che riempiono le vallate, variamente sconvolti, e che avrebbero mantenuto il paralle-
   6 — Carla idrografica d'Italia.