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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   modo entrano in magra i rii che Scendono dal Gran Sasso, per esempio, e quelli che provengono dalla pianura di Carupotosto; uè egualmente quelli della sponda destra e quelli della sinistra.
   Essendo pertanto cosi svariata la natura dei diversi afflussi e indio stesso tempo COSÌ differenti gli elementi da tener presente nella determinazione della massima magra, è opportuno, invece di adottare norme generali, passare piuttosto all'esame delle varie parti del liaciuo. indicando volta per volta le considerazioni che dobbiamo fare per raggiungere lo scopo a cui tendiamo.
   Prima pero facciamo rilevare come nell'estate del 19(12 si elilie una siccità che può dirsi veramente straordinaria, tanto che a Teramo dal 27 giugno alili settembre caddero appena min. Hi. > di pioggia ili 4 giorni piovosi, ossia tale da non inzuppare neppure lo strato arabile. <)ió produsse una magra generale molto Torte, che sarebbe stata eccezionale, se le pioggie tardive della primavera non avessero ritardata la magra delle acque sorgive.
   Di queste eventualità terremo pur conto nell'esami nate Io stato dei vari tronchi del N'ornano e dui suoi influenti, che ora incominciano, partendo dall'alto dell'arteria principale-
   li primo tronco del Vomano, quello che si dilunga dalle origini, sulle fai .e del monte San Franco, allo sbocco del tio del Fucino, si compone di due parti ben distinte; una che deriva le acque dui calcari dei contrafforti occidentali del Gran Sasso d'Italia e specialmente dai monti Corvo, Camarda e .letica, la quale ha le forti magre durante le invernale molto rigide, quando le nevi ricuo-prono la regione e ne è ritardato lo scioglimento, perché allora sono secchi i rivoletti, ostruiti dai ghiacci e le sorgenti progrediscono nello stato di magra, non potendo essere reintegrate dallo assorbimento, impedito dalla neve indurita. La seconda parte del tronco, quella situata al disotto della zona delle nevi di lunga permanenza, ossia a meno di 1(M;0 metri di quota, che è inoltre tutta compresa nelle roccie impermeabili, ha le magre dipendenti dalle siccità estive ed anche da quelle autunnali, se senza interruzione -niccedonu alle prime; mei tre altrimenti, essendo tenue l'evaporazione dopo il settembre, molto lentamente le terre si asciugano e non cessano può dirsi dallo stillare. Anzi non appena in autunno precipitano abbondanti pioggie, non solo liuisce la magra, se era stata raggiunta, ma non si produce più tino all'estate successiva.
   I paduli di Campotosto poi, ed altre località che formano conche e ripiani, funzionano da serbatoi delle acque piovane che conservano e lasciano scorrere con piccolo modulo, cessando soltanto dal tributare quando sopravvengono i forti calori.
   Senza altra dimostrazione si intravede abbastanza da quanto si è detto come nei rami più elevati del Vomano, e propriamente in quelli che dipendono dal Gran Sasso d'Italia, la massima magra possa verificarsi tanto nell'estate, quanto nell'inverno, mentre nei rimanenti avverrà solamente dopo le siccità estive. Essendo intanto prevalenti questi secondi rami per le portate ordinarie, si può dire che il limile, nel punto ove essi si riuniscono, cioè presso Tottea, che è pur» il luogo da dove converrà esaminarlo rispelto alle possibili future derivazioni, poco opportunamente prestandosi nelle zone più montuose, raggiunga la magra sul finire dell'estate o nell'ottobre, mai però più in là, perché se anco perdurasse la siccità nel novembre e nel dicembre, il modulo di decrescenza rimarrebbe tanto piccolo da non influire sensibilmente, compensato d'altronde dalla quasi cessata evaporazione sul terreno e negli alvei e da quelle meteore che pur non arrecando pioggia, mantengono in montagna l'umidità del terreno superficiale.
   Converrà adunque ricercare nel Vomano quale potrebbe essere la più forte magra sul finire di ottobre, presso l'Ortolano, ove sembra che cessino le immissioni apparenti dovute agli alti monti, e presso lo sbocco del rio del Fucino, oltre quella di questo rio.
   A ciò varranno le nostre osservazioni sopra luogo e le vicende pluviometriche. Le prime ci indicheranno il modulo di decrescimento normale nelle portate, durante le diverse stagioni; le seconde ci sveleranno la più prolungata siccità nota, in termini relativi però, perchè dovremo deduila da pluviometri in regolare funzione, alquanto distanti dai luoghi in esame.