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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO I. Orografia.
   La descrizione orografica completa di qualsiasi bacino dovrebbe dare un'idea di tutte lo sue parti, indicando tanto i monti sui quali passa il confine, quanto quelli dell' interno, tratteggiandone i caratteri particolari e presentando come in un quadro, l'aspetto topografico dell'intiera regione, con speciale riguardo alle accidentalità più rimarchevoli. Ala siccome in un lavoro come il presente, cun scopi ben definiti, ciò che più interessa è l'estensione e l'altitudine delle zone donde derivano le acque perenni e dei luoghi ove più facilmente si possono sviluppare le energie idrauliche, ii che si ottiene in gran parte delineando i limiti generali del bacino e quelli dei principali influenti, cosi ad essi daremo maggiore sviluppo, corredandone l'esposizione con apposite note e riservando le descrizioni particolareggiate per quei luoghi dai quali dipendono le scaturigini o che possono divenire il campo di utilizzazioni agricole ed industriali delle acque.
   Nell'altipiano di Canipotosto ha origine il fiume Trontiuo, che è il ramo del Tronto più lontano dalia foce, detto anchi' torrente Castellano, da non confondersi, con due omonimi corsi d'acqua, uno pure influente del Tronto, nel quale sbocca presso Ascoli Piceno, e l'altro, il Tronfino, primo ramo del fiume Tordino, che passa plesso Teramo L'arteria principale però comincia alquanto più all'est, in quella sella che t'orma varco col contiguo Vomano, incavala fra il monte Cardite (ni. 101G) a sinistra ed il monte della Laghetti! (m.2369) a destra, contrafforte meridionale quest'ultimo del monte Gorzano (in. 2455), uno fra i più alti dell'Appennino centrale, ma poco conosciuto e quasi nascosto dalle vicine insigni vette della superba catena, alquante delle quali però sono meno di esso elevate, come, ad esempio, il prossimo Pizzo di Sevo.
   Dal monte della 1.aglietti! si deve perciò incominciare la rassegna dei culmini sui quali passa lo spartiacque e continuarla sulla destra fino all'Adriatico, per riprenderla poi dal Cardilo sulla sinistra e proseguirla egualmente lino al mare.
   Dal detto monte, elevato a m. 2309, il confine ascende subito sul monte Gorzano (m. 2455), ove il bacino del Tronto cessa di fiancheggiare quello del Vomano per passare a contatto con quello del Tordino; indi, pel monte Pelone (m. 2230) (omonimo di un altro monte poco discosto) va al monte Pizzo di Moscio (in. ili 1), dal quale si stacca una breve catena, con vette molto elevate, che si interna nel bacino, dando origine a molteplici rami del Tronto medesimo, tra i quali il torrente Castellano, indicato erroneamente per lo più come originario dal Pizzo di Sevo (m. 2422), dal quale invece derivano due suoi minimi influenti. La detta catena fa capo al monte Giaccio Porcelli (ni. 2455), eccelso quanto il Gorzano.
   Ritornando al Pizzo di Moscio, i monti sui quali prosegue lo spartiacque degradano rapidamente e questo per una sequela di rilievi inferiori ai ni. 2(.H)0 di quota, perviene al monte Ceraso (ni. 1411) prima e poi successivamente al monte Spillala (ni. 1292), al Colle Bonanotte (m. 1140) ed infine al monle Ciccone (m. 12(>5), ove termina il contatto col bacino del Tonfino ed ha principio quello col fiume Salinello, che subito cede il posto alla Vibrala. Indi tocca successivamente il colle San Sisto (m. 1213), il monte Tignoso (m. 13(>7j ed un altro monte a ni. 1247, dal quale per una breve sella passa sulla Montagna dei Fiori di cui taglia una vetta alla quota di in. 1794, che precede il culmine della catena, cioè il monte Girella, posto poco a sud, fuori del bacino. Da ivi si abbassa per ripida china e rasentata la borgata di Collebigliano (in. 502), e la chiesuola di Sant'Antonio (in. 332),