Stai consultando: 'Carta Idrografica d'Italia Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata', Ministero di Agricoltura Industria e Commercio

   

Pagina (148/223)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (148/223)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   136
   a produrre sensibile evaporazione. Sopravvenuta poi l'estate, la siccità si pronunciò energicamente e durò, può dirsi, dalla seconda quindicina dì giugno al 26 di settembre, trascuratoli affatto riuscendo, per gli effetti idrologici, le pioggerelle qua e là cadute, quasi sempre di pochi millimetri di altezza, delle quali le pochissime più forti, dovute ad acquazzoni locali, rimasero isolate. La stessa pioggia del 13 settembre, che fu dirotta nelle provincie meridionali, non pervenne al Vomano, e pare che, toccato il Pescara, girasse il Gran Sasso, portandosi nel versante meridionale, come accusa il pluviometro di Aquila.
   Quindi si può ben dire che nella zona che stiamo esaminando, la stagione piovosa cessasse nel giugno per riprendere il 26 settembre, ossia che le pioggie utili all'alimentazione dei corsi d'acqua mancarono per più di tre mesi consecutivi.
   Bastano questi cenni per concludere che di tutte le annate per le quali sì hanno le osservazioni meteoriche, sebbene l'anno 1894 sia stato di granile scarsezza di pioggia in generale, pure, pel versante adriatico posto fra il Tronto ed il Sangro, soltanto il 1902 raggiunse veramente una siccità non mai conseguita nel precedente ventennio e fors'anco dal 1835 in poi, se degne di fede sono le tradizioni locali.
   Constatato questo fatto, che per noi è importantissimo, consentendoci di determinare le forti magre dei corsi d'acqua in esame, passiamo ad un altro argomento, alla determinazione cioè delle inedie pluviometriche delle diverse zone comprese nei bacini dei fiumi in osservazione.
   Già in parte questo quesito è stato svolto nelle pagine precedenti, relative ai fiumi Sangro. Saline e Vomano, dove si disse pure delle difficoltà che impediscono di pervenire a risultati concreti, le (piali perciò ora non ripeteremo, contentandoci di riprendere i numeri riassuntivi ed anco di trascrivere alcuni di quelli esposti in precedenti volumi, sui fiumi adiacenti.
   Pel Gran Sasso d'Italia, il (piale non entra nel bacino del Tronto, è sufficiente sapere che la probabile media pluviometrica generale è di mm. 1550, e che quelle parziali dei vari versanti sono le seguenti:
   versante sull'Aterno...................mm. IKK)
   id. sul Tavo................... , 1600
   id. sul Vomano.................. , 1700
   Pei Monti Sibillini, nello studio del bacino del Tevere sembrò opportuno adottare per la parte che spiove nella Ntra e suoi influenti, la media di min. 1500.
   Questa media riferendosi a tutto il versante, ammette dei valori maggiori per le parti più elevate e minori per quelle basse. Ora le parti alte vanno dal Piano del Castelluccio al monte Vettore, e ad esse corrispondono, nel Tronto, le zone occupale dai calcari, al disopra di Arquata.
   Trovandosi queste e quelle fra 1000 e 2478 metri di quota, debbono avere precipitazioni progressivamente iu aumento con l'altezza, ossia forse più di min. 2000 sulla vetta e di mm. 1400 al principio, con una media, tenuto conto delle superficie, di 111111 1800. Per le parli che stanno sotto il contatto fra i calcari sfessi e le roccie impermeabili, come per la parte del bacino del Tronto che sta a qualche distanza da Ascoli, mancano all'atto i dati e qualunque numero sarebbe puramente ipotetico, non avendo alcun sentore di quanto in quelle aspre valli, Ira alti monti, possa avvenire. Perciò non azzardiamo nessun dato, riservandoci, nell'esaminare il regime del bacino, di fare quelle considerazioni, caso per caso, che potessero sembrare attendibili, come pure ili dare le ragioni che ci guidarono nel fissare in mm. 1200 la media pluviometrica della Montagna dei Fiori presso Ascoli.
   Quindi concludiamo questa seconda parie delle ricerche pluviometriche col dire clic pei grandi massicci montuosi, bene o male, alcune medie si son potute stabilire, mentre per le rimanenti parti del Tronto, tranne qualcuna di ristretta superficie, nemmeno si possono dare valori approssimativi.