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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   alquanto scarsi di neve, come potemmo constatare pure nelle nostre escursioni, (ili alti monti però rimasero sempre coperti. Nel maggio poi, quando lo scioglimento delle nevi comincia ad essere energico e quando ordinariamente i monti del bacino del Tronto si spogliano ([nasi del tutto del loro abito invernale, non mantenendone die qualche ristretto lembo sulle vette più eccelse, avvennero nevicate abbondanti nella prima quindicina e sul finire della seconda, lauto che nei primi giorni ili luglio il tirali Sasso, il monte Vettore, il Pizzo di Sevo ed altri culmini insigni, erano bianchi ancora in modo affatto insolito.
   Ma al principio di giugno si iniziò un periodo di siccità che può dirsi assoluta, non interrotta fino al 26 settembre, non potendosi considerare come pioggie i pochi millimetri d'acqua caduti nell'estate, i quali non ebbero azione alcuna sulle acque di profonda circolazione, come non ne ebbero nello intorbidare le limpide acque correnti negli alvei, né nell'interroinpere quella eccessiva aridità delle campagne che distrusse totalmente diversi raccolti e danneggiò molto anche quelli che poco avidi sono dell'acqua.
   Questa eccezionale siccità abbracciò regioni ben determinate. Non fu affatto sentita sulle Alpi e nella valle del Po; fu interrotta nell'agosto e nel settembre da benefici acquazzoni in gran parte della Toscana; qualche pioggerella cadde pure sul Lazio; e solo nella provincia di Ascoli, negli Abruzzi e nelle Puglie fu eccessiva e più poi che altrove nelle valli del Tronto e del Vomano, non essendo ivi giunti neppure gli uragani del 13 settembre, tanto forti a Benevento e ad Avellino, né le pioggie discrete contemporanee del Molise e della Capitanata. Nemmeno il ciclone di Castellammare Adriatico, pure del 13 settembre, non oltrepassò Teramo, dovendosi trascurare le poche gocce di Ascoli, che non raggiunsero gli alti monti.
   Nel bacino del Tronto si ebbe quindi una siccità della durata di oltre tre mesi, la quale per gli effetti idrologici fu più lunga ancora, non dovendosi tenere in alcun conto le pioggierelle del giugno, né quelle del 12 agosto che non inzupparono neppure per m. 0. 10 la terra coltivabile: ossia deve calcolarsi dal 23 maggio al 2(1 settembre, con una durata di 12(1 giorni.
   Tratteggiato cosi l'andamento meteorico del periodo durante il quale tenemmo in osservazione il bacino del Tronto, passiamo ad indagare l'azione che ebbe sulla portata dei fiumi e delle sorgenti.
   I fiumi devono considerarsi sotto due aspetti: uno dipendente dalle acque colatizie delle campagne, ossia dalle pioggie, l'altro dalle scaturigini perenni.
   È evidente che le prime raggiunsero sul finire dell'estate del 1902 la massima magra assoluta, perchè durante i tre mesi dei forti calori le terre si inaridirono fino alla maggiore profondità possibile, come dimostrarono tutti i fossi colatori che rimasero asciutti. E per dippiù, seppure non completo fosse stato l'essiccamento, non avrebbe in nessun caso potuto aumentare sensibilmente, quand'anche la siccità autunnale ancor avesse durato, perchè con l'inoltrare della stagione verso il freddo, meno intensa è l'evaporazione, frequenti sono le rugiade, cominciano le brine e le terre ricevono nella notte, già lunga, maggiore umidità di quanta ne disperdono durante il giorno.
   Le seconde, cioè le acque di sorgente, non raggiunsero, dopo quel periodo di siccità, che il princìpio di magra, perchè in generale cominciano a decrescere nel mese di luglio e raggiungono il massimo impoverimento fra il novembre ed il marzo, abitualmente, ed anche nel maggio, (piando molto lungo è il percorso sotterraneo.
   Non perciò Panno 1902 tu per le sorgenti contrario alle forti magre; anzi le provocò in modo straordinario: solo che gli effetti di queste non furono sentiti dai fiumi, già impinguati (piando esse pervennero al massimo, e nelle scaturigini si manifestarono (piando da mollo tempo erano cessate le cause che le provocarono.
   Appare adunque che il bacino del Tronto, sul finire di settembre 1902, si trovava con le acque dovute alle pioggie in massima magra e con quelle di sotterranea circolazione in principio di magra, e che perciò i tronchi del fiume e dei suoi influenti alimentati solamente dalle prime, raggiunsero in