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Colledara
- aggiuntovi: Da Colledara a Firenze
Fedele Romani
R. Bemporad & Figlio, 1915, pagine 335

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   chiere, aspettando che la messa entrasse. Parlavano di qualche strascico di brigantaggio, che si faceva forse sentire nelle macchie vicine, parlavano di tasse, di raccolta, e qualcuno osava anche d'affacciare qualche suo progetto di governo. Poi, quando si sentiva il cenno della messa, tutti entravano in chiesa, e, per distinguersi in qualche modo dalla folla, si recavano in sagrestia, la quale era dietro l'aitar maggiore, e comunicava con la chiesa per due porte sempre aperte; e lą ascoltavano la messa seduti su panche collocate torno torno alle pareti: solo all'elevazione si inginocchiavano, ma con un solo ginocchio, e i pił giovani si limitavano ad abbozzare una mezza genuflessione.
   Questo era l'uso pił antico; ma poi avvenne una rivoluzione. A un tratto, non ricordo bene per qual ragione immediata, i signori, tranne qualche conservatore ostinato, abbandonarono la sacrestia e si ridussero tutti alla cantoria dell'organo, da dove sentivano la messa affacciati come da una terrazza. Questa nuova posizione offriva il vantaggio che non faceva perdere Io spettacolo delle funzioni e dei fedeli, e soprattutto delle fedeli che assistevano alla messa, tanto pił che, essendo l'organo collocato a una parete di fianco, molti visi, per quanto, naturalmente, raccolti in atto di penitenza, potevano esser visti. E bisogna dire che questo vantaggio non fosse piccolo davvero, perchč, per esso, ognuno si rassegnava al tristo odore umano che saliva dal basso a far motjo al naso: odore caprino e oleoso formato di aliti guasti e di emanazioni pestifere di teste unte e corpi e abiti sudici ; e non soltanto di questo ; perchč i morti aggiungevano l'opera loro assidua, e pił che mai proficua e feconda, per avvalorare quella dei vivi. I morti, in quel tempo, erano sotterrati nelle chiese; e S. Paolo aveva